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Romamania: è finito il campionato! Ah, ma Fonseca si è preso le sue responsabilità...
E quando parlo di prestazioni, intendo anche quelle di Coppa, poi rese mimetiche da una robusta(issima) dose di fortuna e dalla meraviglia di un passaggio di turno che potrebbe trasformare una delle più brutte stagioni della doppia era americana in oro colato. E tutti lì a sottolineare come Fonseca si sia assunto le sue responsabilità. E ci mancherebbe pure che non lo faccia! La squadra è svuotata negli uomini e nelle idee – tranne qualche raro esempio – ha paura dell'avversario qualunque esso sia.
Dall'Ajax fino al Torino, concede un numero assurdo di conclusioni verso la porta che, ancor'oggi, non ha un portiere titolare e procede di svarione in svarione. Fonseca è partito con l'idea di costruire una Roma che dominasse il gioco ed è finito per farsi dominare anche da chi lotta per la retrocessione. Perlomeno, nella prima parte di stagione, almeno con le “piccole” si faceva man bassa. Adesso, la Roma tutta, così scollata e depressa, sembra non vedere l'ora di andare in vacanza. E lo sarebbe da tempo se non ci fosse all'orizzonte il doppio incrocio con il Maledetto United. E, speriamo, non soltanto quello. Ecco, questo è cioè che rende straordinariamente bello il pallone e cioè che nel breve volgere di 270 minuti, una squadra sia in grado di passare dalla polvere alla gloria calcistica più pura e profonda. Quella del risultato e dell'obiettivo che pareva impossibile anche soltanto a parlarne.
Il calcio degli obiettivi e dei meriti sul campo, distante anni luce da quell'assurda idea della Riccanza del Pallone, la SuperLega, dove si entra solo con la giacca, come in quelle vecchie discoteche anni '80.