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Romamania: Dzeko come Batistuta
Altre volte invece la squadra sembra apatica, incapace di costruire gioco o, per lo meno, molto più in difficoltà a farlo. A Crotone non è stata una Roma scintillante, ma una squadra con qualità individuali chiaramente superiori a quelle dei calabresi che ha avuto comunque la meglio. Contro la Fiorentina, i giallorossi hanno dominato fisicamente e tatticamente i loro avversari.
Nella gara di ieri contro il Villarreal era difficile preventivare quale delle due versioni sarebbe scesa in campo: che questa squadra possa vincere contro chiunque o perdere contro chiunque è la sua cifra stilistica.
Va detto che con Spalletti in panchina, i vuoti di personalità si sono drasticamente abbassati e la trasferta in Spagna ne è stata l'ulteriore conferma. Al sorteggio, quando è comparso il nome del Villarreal, tutti hanno storto la bocca. Non un sorteggio facile. Dzeko e compagni si sono fatti scivolare addosso la preoccupazione e hanno dimostrato sul campo il loro valore, rendendo facile chiudere gli spazi agli uomini di Escribà e punendoli al momento giusto.
La Roma ha saputo soffrire nel primo tempo trovando un gol inatteso come quello di Emerson Palmieri, per poi distendersi nella ripresa e sfruttare le qualità, eccezionali, di un Edin Dzeko in stato di grazia. I tre gol dell'attaccante bosniaco ne sono la consacrazione anche in Europa. Ora il numero nove giallorosso è capocannoniere di Coppa e in campionato, un valore aggiunto che alla Roma mancava dai tempi di Batistuta. E poco importa se per convincere la totalità del pubblico romanista ci ha messo una stagione intera, con quel sorriso ingenuo e quella felicità scritta negli occhi a ogni rete segnata. Spalletti con lui sta facendo quello che Capello faceva con Cassano: bastone e carota, complimenti e critiche ma con un unico obiettivo, spronarlo a far meglio. I risultati pagano, Edin sorride e la Roma va avanti a gonfie vele. E meno male che gli manca ancora un po' di cattiveria, sennò chi lo fermerebbe più...