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Romamania: Di Francesco torna a casa senza megafono
Il ricordo più forte di Difra è quello legato allo scudetto del 2001, non potrebbe essere null'altro che quello. Poi una parentesi da collaboratore ai tempi dello Spalletti prima versione non certo esaltante, ma poco male. Un'idea di calcio chiara e definita, capace però di adattarsi agli uomini a sua disposizione. Modulo preferito il 4-3-3, ma non certo un dogma. La ricerca della verticalizzazione, della gestione della palla, delle sovrapposizioni degli esterni. Ma soprattutto la conoscenza delle dinamiche dentro Trigoria e la voglia di scrivere nuovamente il suo nome nella storia della Roma.
Se il suo predecessore è andato via con tanto di megafono strillando "Forza Roma", per poi entrare a far parte "della grande famiglia nerazzurra" dopo nemmeno un paio di giorni, Di Francesco è senz'altro più misurato e non ha nessuna battaglia personale da portare avanti.
Ci si attendeva forse un allenatore di più alto profilo, di maggior blasone, ma sarà il tempo a valutare l'operato dell'ormai ex Sassuolo. Quella del pescarese è una scelta coerente con la volontà di lavorare anche sui giovani sia del vivaio, non lasciandoseli scappare come accaduto con Pellegrini che magari farà le valigie insieme al suo tecnico, ma anche su quelli già presenti in organico come Gerson.
Il doppio impegno del Sassuolo quest'anno non è stato gestito nella maniera ottimale, anche a causa di una panchina non particolarmente profonda, Di Francesco sa che a Roma è un'altra storia. E per fare bene dovrà ragionare da grande.