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Romamania: Di Francesco ha dato un senso a tutto, ora lasciateci sognare
Ecco, nel momento in cui, ieri, ho visto Eusebio Di Francesco svuotato di ogni energia al termine del più grande spettacolo della sua vita, ho pensato proprio a “The Greatest Showman”. Non aveva il sorriso di Barnum che squarcia lo schermo. Era serio, stordito quasi, stravolto dalla tensione e dalla fatica, quasi che avesse corso lui in campo assieme ai suoi. Però era lucido, lucidissimo nel sottolineare come questo straordinario lavoro fosse figlio di un obiettivo raggiunto: la formazione di una squadra. Una di quelle vere, dove tutti corrono e s'aiutano, dove, parole sue “non contano i giocatori forti, non servono i singoli per centrare gli obiettivi, serve una squadra e ora noi siamo una squadra”, è la sintesi del suo pensiero. Eppure, ieri, un singolo straordinario l'ho visto. Era “The Greatest Showman”. Era Eusebio Di Francesco.
No, non ha inventato cose nuove come Barnum, ha però spostato il confine dei sogni come avevano fatto soltanto Liedholm e Spalletti, centrando i quarti di finale della coppa più grande. Ha finalmente dato un senso alla squadra che va oltre la tattica e la tecnica. Ha convinto i giocatori che la Causa, quella con la C maiuscola, è l'unico vero credo. E così, il Grande Spettacolo dell'Olimpico s'è tramutato in un musical emozionante, dove ogni solista è diventato parte dell'orchestra, coinvolgendo come mai prima uno stadio intero e una città tornata a sognare dopo tanto tempo. Ora però, come ha ripetuto Di Francesco, “ci vuole equilibrio, lo ripeto sei volte: ci vuole equilibrio, equilibrio, equilibrio...”. Sì, è vero, equilibrio e anche sano senso della realtà nella Champions degli dei e delle squadre irraggiungibili. Però, com'è che si dice? Sognare e fantasticare come il Barnum del film di Michael Gracey non costa danaro. E soprattutto, ti fa alzare felice al mattino, come è capitato stamane ad ogni romanista: da Di Francesco, ai ragazzini delle giovanili, fino all'ultimo dei tifosi.