Romamania: dalle marchette al marketing
I virtuosismi di Rosella Sensi e lo spirito imprenditoriale di Thomas DiBenedetto. La fantasia senza portafoglio di Pradè e l'uomo ovunque Sabatini. Il ritorno da direttore generale dell'ex consulente di mercato, Franco Baldini. Il calcio totale di Luis Enrique contrapposto a quello sparpagliato di Ranieri, passando per l'autogestione controllata da Montella. Tutto questo è accaduto appena in un anno. Anzi, c'è ancora dell'altro. L'arrivo di undici calciatori, l'abbattimento dell'età media e del monte ingaggi: il legame con il 2011 tenuto forte dalla vecchia guardia riscoperta proprio sul finale. Rosi, Burdisso (torna presto), Taddei, De Rossi (ed il contratto?), Greco, Fabio Simplicio, Francesco Totti.
Con la maggioranza di loro in campo la Roma non ha mai perso. Ma non possiamo dar merito anche alle spruzzate di fantasia di Lamela, Pjanic e Bojan, condite dalla mitraglia di Osvaldo. Che affari: altro che Vucinic e Menez, dati per scomparsi a Torino e Parigi. Dicembre ha dato un'anticipazione su come sarà la squadra del 2012. I primi quattro mesi di stagione sono stati intensi, addirittura sorprendenti se ci si sofferma allo scatto di nervi avuto da giocatori e allenatore dopo le batoste di Udine e Firenze. Un trauma occorso per resettare la mente dagli errori e ripartire, rinascere.
Difficile, dunque, contestualizzare l'anno appena trascorso. Da un punto di vista meramente sportivo è stato negativo. Si è chiusa la scorsa stagione al sesto posto, stesso risultato di oggi. In mezzo un eliminazione ai preliminari di Europa League ed il derby perso dopo cinque vinti trionfalmente. Veder la Lazio sopra in classifica, al di là di ogni rivoluzione culturale, fa sempre male. Parallellamente gli ultimi 365 giorni passano alla storia per il passaggio di proprietà.
Grazie a Thomas Di Benedetto, James Pallotta, Franco Baldini e Mark Pannes si respira aria di innovamento. Il lancio del prodotto Roma è strettamente collegato dalla passione dei suoi tifosi. Gli americani lo hanno capito e hanno dato la priorità a quest'aspetto, facilitando l'acquisto dei biglietti, dedicando un settore dello stadio alle famiglie ed avvicinando i giocatori e la stessa vita quotidiana del club al pubblico, tramite l'utilizzo dei social network.
Tutto ciò ha permesso all'ambiente di rimanere sereno nonostante una classifica deludente ed alcune scelte di Luis Enrique discutibili. Dopo aver riesumato giocatori improponibili e spostando cervelloticamente di ruolo alcuni elementi chiave della squadra, il tecnico finalmente sembra aver trovato la giusta quadra. Il segreto è stato il dialogo, la schiettezza tra i componenti.
Tutti disposti ad ascoltare e porsi al centro della critica per migliorare. Rosa, dirigenza, staff tecnico e tifosi sono diventati un unicum. Il 2012 ci dirà se la formula trovata sia quella giusta per aprire un ciclo di vittorie e soddisfazioni, o se è servita soltanto come cura, in seguito agli ultimi anni di gestione condizionata dalla miopia della governance e da interessi (legittimi) di Unicredit di rientrare dal debito.
La svolta potrà esser data dai ricavi di uno stadio di proprietà: i bozzetti ed i video con la colonna sonora de 'Il Gladiatore' fanno parte ormai del passato. Ora si fa marketing, non pubblicità, per dar luce a quelle prospettive richieste proprio da Daniele De Rossi. La sua permanenza o meno darà un segnale forte sul grado di efficacia della ristrutturazione del club.