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    Romamania: comunque andrà, grazie Ranieri

    Romamania: comunque andrà, grazie Ranieri

    • Paolo Franci
    Comunque andrà a finire la corsa Champions, a questo Signore della panchina bisognerà dire grazie. Certamente. E bisognerà abbracciarlo forte. Perché non era facile tenere in vita una squadra sbagliata che s'è accorta di esserlo, via via che si sgretolavano ambizioni e certezze nel corso della stagione. Di crolli nella mia vita professionale ne ho visti di tutti i tipi. Inattesi, improvvisi, progressivi, clamorosi, imprevedibili e andiamo avanti così finché volete. E ho visto anche i crolli figli di una situazione talmente compromessa da non immaginare altro che l'epilogo più amaro. Quest'ultimi, si chiamano banalmente crolli annunciati. E quando mi riferisco a situazioni simili, intendo quelle stagioni in cui si annusa l'aria sin dall'inizio e si capisce che col passare del tempo quella puzza di bruciato si farà più intensa. Ed è così che sembrava essere finita con la Roma di Di Francesco piegata dalle sue contraddizioni e dagli errori - enormi, incredibili - di mercato. Poi il repulisti, le paginate di giornale su quello che partirà e questo che sarà venduto in un clima di diffidenza e rari mea culpa: il delitto perfetto dell'ambizione residua e l'atmosfera da smantellamento. E invece.

    E invece, ripetiamolo, è arrivato questo Signore della panchina, Claudio Ranieri, il romano più british della terra - e il Leicester non c'entra, questione di stile - chiamato a Roma da Totti e De Rossi per dare vita al triumvirato, se non della riscossa, certamente della speranza. Intendiamoci: nessuno ha dimenticato i tonfi con la Spal e soprattutto il Napoli. Per primo non li ha dimenticati Ranieri, che però sta compiendo un piccolo capolavoro: è riuscito a tenere alta la motivazione di una squadra che si stava dolcemente abbandonando allo sbando. Ha convinto quei giocatori fiaccati da 43 infortuni muscolari in stagione (44 con De Rossi), dal crollo degli obiettivi e tutto il resto, che si poteva ancora fare. Che c'era ancora qualcosa da inseguire, anche se pareva un puntino lontano. Poi, come accaduto praticamente di continuo in questo campionato, chi si pensava dovesse scappare in classifica - dal Milan alla Lazio - è scivolato più di una volta. E la condanna all'anonimato giallorosso s'è trasformato in speranza di agguantare – incredibile – quel maledetto posto in Champions. Chiariamo: della Roma vista con l'Udinese ci sono da salvare poche cose. La compattezza di squadra, l'elettricià di El Shaarawy e il suo splendido assist, il gol di Dzeko, l'ingresso di Pellegrini, la partita di Marcano schierato da terzino e poco altro. E, soprattutto, i tre punti. L'unica cosa che conta e che, soprattutto, è tornata a contare nella testa dei giocatori grazie a Sir Claudio Ranieri. 

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