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    Romagnoli, il capitano in scadenza e l'esempio di professionalità: da Insigne a Pellegrini, quante spine sulla 'fascia'

    Romagnoli, il capitano in scadenza e l'esempio di professionalità: da Insigne a Pellegrini, quante spine sulla 'fascia'

    • Alessandro Di Gioia
      Alessandro Di Gioia
    "O capitano! Mio capitano!" scriveva il poeta statunitense Walt Whitman nel 1865, subito dopo la morte del presidente Abraham Lincoln. Una figura di leadership e carisma che sembrava intangibile e immortale era improvvisamente venuta a mancare a causa di qualcosa di imprevedibile: in Serie A non siamo a quei livelli di epica, ma è indubbio che la figura del capitano nei nostri club sia quanto meno in crisi. Per usare un eufemismo. Dal Milan al Napoli alla Roma, passando anche per la Juventus e l'Inter. I condottieri valorosi di mille battaglie vedono la propria fascia ricoperta da spine pungenti, che possono farli precipitare dal destriero.

    La storia di Alessio Romagnoli ne è il pieno emblema. Da capitano e leader indiscusso del Milan è diventato pian piano una riserva, messo in secondo piano dopo l'arrivo in rossonero di Fikayo Tomori e la conferma ad altissimi livelli di Simon Kjaer. Sul campo e sul mercato, colui che era stato designato come erede di Nesta ha perso i galloni: prima avvicendato con Gigio Donnarumma, poi "seppellito ancora prima di essere morto", con i dibattiti sul nuovo erede della fascia in rossonero, da Kessie allo stesso Kjaer, ma con Romagnoli ancora presente in rosa. La reazione è stata impeccabile, da uomo di coraggio e sapienza, alla Lincoln: ieri, in amichevole contro il Nizza, l'ex Roma è stato un gigante. Impeccabile e inappuntabile, come nell'atteggiamento durante gli ultimi mesi.

    Con il contratto in scadenza e con tanti rumors su un futuro lontano dal Milan, la professionalità con cui Romagnoli sta affrontando questo pre-campionato è semplicemente esemplare: condizione fisica già eccellente e personalità da vendere. Il suo destino è ancora da scrivere, come quello di altri "capitani coraggiosi" in giro per le piazze italiane: da Lorenzo Pellegrini a Roma e Lorenzo Insigne a Napoli, veri numeri uno ancora impelagati nelle rispettive trattative per il rinnovo e non certi di restare nelle città di appartenenza e che li hanno resi grandi, ma che hanno sempre difeso con orgoglio e a testa alta. Così come ha fatto Giorgio Chiellini alla Juve, in procinto di rinnovare ma ancora senza contratto dopo l'Europeo vinto con l'Italia. O Samir Handanovic, leader dell'Inter campione d'Italia non troppo ben visto dai propri tifosi, che ne contano i giorni prima dell'addio con trepida attesa.

    Una bandiera invece, quella di un leader vero, è già stata ammainata: si tratta di Senad Lulic, che ha lasciato la Lazio dopo undici anni. I tifosi biancocelesti non dimenticheranno mai il suo nome e la data del derby di Coppa Italia vinto contro i rivali cittadini. Tempi duri per i capitani: ma se sono tutti come Romagnoli, difficilmente li vedremo tramontare.

    @AleDigio89

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