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Roma, Strootman: 'Odio il fantacalcio, i ritardi e la parola leader. Aspetto Salah'
"Speriamo di rivivere una serata come col Barça. Il video del terzo gol l’avrò rivisto 500 volte: lo stadio era magico. Prima della partita ci credevamo forse il 10%, sapevamo sarebbe servita la perfezione. Dopo il primo gol ci siamo detti: 'Ce la possiamo fare'. La difesa è stata spettacolare, la prendevano sempre loro. Nello spogliatoio c'era lo spirito per fare quella partita. Il 3-4-3 lo avevamo fatto già lo scorso anno, tutti sapevamo cosa fare, con le indicazioni del mister e dello staff. Son stati perfetti anche i tempi: abbiamo segnato subito, un altro dopo l'intervallo e il terzo non troppo presto. Ero sicuro che non ci avrebbero segnato più".
"Ho condiviso la gioia con i miei genitori. Non stanno più insieme, ma sono sempre venuti a vedere le partite. A 14 anni giocavo già a un livello più alto di mio fratello, lui aveva scelto di giocare con i suoi amici e loro andavano a vedere anche lui. Ci hanno sostenuto sempre. Venivano a seguirci sui campetti il sabato mattina, alle 8.30, con un freddo a meno 15: se adesso sono in semifinale di Champions è pure per loro una cosa speciale. Le stelle che ho tatuato sul braccio sono le date di nascita di mio fratello, di mio padre e di mia madre. Il prossimo sarà per mia figlia. Tutti mi dicevano che sarebbe stato speciale. Non vedo l’ora. Io e Thara l'abbiamo voluto. Per tanta gente è difficile avere figli, noi abbiamo ricevuto un miracolo. Quando arrivammo, lei studiava per diventare maestra e viveva qui con me, viaggiava ogni settimana tra Roma e l'Olanda. Non era facile, ma siamo a due ore da casa, in una delle più belle città del mondo, non in Russia o in un posto disagevole. Ora ha finito e abbiamo preso un cane. E poi le famiglie vengono a trovarci".
"Il mio primo ricordo legato al calcio? Avevo 3-4 anni, giocavo in giardino ogni giorno con mio fratello, più grande di me. A 4-5 anni andai in una squadra, non potevano farmi giocare con la categoria F-1, perché non avevo ancora 6 anni. Poi ricordo il Mondiale '94. Per voi è quello di Baggio, per me quello della punizione di Branco che ha fatto fuori l'Olanda. L'infortunio al ginocchio? Chi non ne ha avuti può entrare in campo e tirare cento palloni in porta, se lo faccio io non gioco più per tre settimane. Quando devi fare 50-55 partite all'anno, serve professionalità".
"Leader? È bello sentirselo dire, ma per me i leader sono De Rossi, Kolarov. Se vinciamo sono un leader, se perdiamo non lo sono più. Nel calcio è così. Perciò è una parola che non mi piace. Come il fantacalcio. C'è gente che mi scrive: 'Kevin, mi fai un gol per il fantacalcio?' Ma come, solo per quello devo far gol?. Nella vita se mi danno un appuntamento e fanno ritardo, mi incavolo. E non mi piace chi non mantiene le promesse".