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    Ma Spalletti tiene davvero all'Europa?

    Ma Spalletti tiene davvero all'Europa?

    • Giancarlo Padovan
    Totti ha una certa età (quarant’anni tra due settimane) e non tutte le partite sono uguali a quelle di domenica. La Roma europea è ancora un po’ depressa per l’eliminazione in Champions e per vincere a Plzen, nell’esordio in Europa League, si affida ancora una volta al suo talismano.

    Totti entra assieme a Florenzi quando mancano diciannove minuti alla fine. Tocca pochi palloni, per  lo più da fermo, ma su due di essi Dzeko potrebbe arrivarci. Invece, una volta è in ritardo, e la seconda lascia rimbalzare il pallone che schizza in braccio al portiere Bolek. 
    La Roma ha cercato di cominciare con i tre punti quando il Viktoria ha abbassato i ritmi e attenuato il pressing. Dzeko ha preso il posto di Gerson, ancora acerbo e, per me, poco adatto a giocare da mezzala. Spalletti ha ridisegnato il modulo, allargando Iturbe ed El Shaarawy, nel primo tempo destinati a gioocare più vicini, davanti a Perotti trequartista. A quel punto ne è scarturito una sorta di 4-1-4-1 molto essenziale, nel quale Dzeko veniva cercato con continuità e profitto. La variante offenisva di quell’anomalo sistema di gioco era il 4-2-3-1 con il quale una Roma fluida cercava la superiorità con l’attività sia di El Shaarawy che di Perotti.

    I due erano stati protagonisti fin dall’inizio della gara.
    Il primo, sfuggendo a Mateju e subendo fallo da rigore in area del Viktoria. Il secondo trasformandolo alla sua maniera: rincorsa a passi lenti e felpati con tiro alla destra del portiere. Quinto rigore in quattro partite. Se in Italia la media (più di un penalty a gara) lascia perplessi, in Repubblica Ceca nessuno fiata: l’intervento scorretto c’era ed era pure più netto di quanto sembrasse ad una visione poco approfondita.

    Davanti ad una partita spianata, la Roma ha pensato all’italiana. Non di difendersi ad oltranza (mancavano 88 minuti alla fine), ma di gestire sotto ritmo. La batteria per farlo c’era (Nainggolan, Gerson, Paredes), mancava un avversario disposto ad accettare il palleggio altrui. Per cui il Viktoria non solo ha aggredito su ogni pallone, ma ha anche cominciato ad attaccare l’area con gli esterni. La conseguenza è stata il gol subìto prima del decimo minuto. Zeman, solo omonimo del grande boemo, ha crossato dalla trequarti sul secondo palo dove Bakos ha colpito di testa quasi indisturbato, sorprendendo Alisson. A prima vista, errore del portiere. In realtà errore sia del diretto marcatore di Bakos (Juan Jesus che si è fatto anticipare) e, prima, mancanza dei centrocampisti che hanno permesso a Zeman una giocata quasi a palla scoperta.

    Da quel momento fino alla mezz’ora, cioé per venti minuti, la Roma ha lasciato l’iniziativa all’avversario che avrebbe potuta colpirla, forse in maniera esiziale, su un altro colpo di testa, stavolta di Duris (l’altro attaccante), sul quale Alisson ha dimostrato ottima reattività.

    La migliore azione dell’intera partita, la Roma l’ha congegnata al 32’ ,in occasione del palo colpito da Nainggolan. Il belga ha tirato a botta sicura, dal limite dell’area, colpendo il montante alla sinistra del portiere. Ma prima l’apertura di Gerson e poi l’assist di El Shaarawy avevano squarciato la difesa ceca. 

    Fatta una somma dei due tempi e delle occasioni avute, la Roma avrebbe meritato di vincere? Avrebbe potuto farlo, ma non so quanto sarebbe stato giusto. Del resto non so nemmeno quanto Spalletti, al di là delle dichiarazioni ufficiali, tenga all’Europa League. E’ vero, non ha stravolto la squadra come hanno fatto altri (per esempio Mourinho che, non a caso, ha perso in casa del Feyenoord), ha praticato un turnover accettabile (cambiati cinque undicesimi), ha provato a vincerla inserendo Dzeko, Totti e Florenzi. 

    Per me ci sono due problemi: la squadra, per il primo tempo, è parsa psicologicamente scarica, mentre nel secondo ha progressivamente perso velocità e precisione. Stanchezza fisica e mentale? Può darsi.

    Ma se anche fosse, non serve a spiegare una partita mediocre.     

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