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Spalletti, un ritorno senza amore: i tifosi della Roma pronti a fischiarlo
Il viale dei ricordi porta Luciano Spalletti là dove aveva lasciato poco meno di tre mesi fa, quando l'Olimpico era la sua casa e Francesco Totti stava dicendo addio a quel magnifico rettangolo verde. Quella sera, il tecnico di Certaldo raccolse tanti fischi (per la gestione dell'ex 1' giallorosso) e di certo questa sera, quando entrerà in un stadio con oltre 45 mila tifosi pronti a sostenere la loro squadra, sarà lo stesso.
IL 'TRADIMENTO' - Niente applausi, niente riconoscenza, questo è il calcio moderno. Spalletti ci ha messo del suo: oltre a rendere una vera e propria gimkana il percorso dell'allora suo capitano verso l'addio al calcio, ha ostentato di tutto e di più. L'ultima volta che è uscito da Trigoria l'ha fatto con un megafono strillando "Forza Roma", poi dopo qualche giorno è arrivato l'annuncio dell'ufficialità all'Inter. Proprio ai nerazzurri chiede amore per la maglia: "Ai calciatori ho chiesto di amare i nostri colori, avere spirito di appartenenza, orgoglio per il nostro passato, bisogna avere tutte queste cose - le parole del tecnico toscano prima dell'esordio in campionato contro la Fiorentina -. Abbiamo intrapreso una strada che non sappiamo dove ci porterà ma la dobbiamo percorrere con grande emozione, orgoglio, appartenenza. San Siro deve essere per noi e i nostri sportivi un incontro sentimentale dove ci si ama sempre alla follia, non c’è possibilità di tradimento".
SOLO FISCHI - Nessuno si aspettava che dichiarasse amore eterno alla squadra giallorossa, ma le sue parole sono apparse eccessivamente ruffiane. Roma è una piazza particolare che si affeziona ai protagonisti che vestono quei colori; ci si innamora facilmente e di nostalgici del toscano ce ne sono, ma non più così tanti come un anno fa. Non ci saranno applausi, ma fischi e indifferenza per un allenatore accusato di lesa maestà che ha comunque il merito di aver fatto centrare alla Roma l'obiettivo minimo stagionale: la qualificazione diretta alla Champions League.
IL 'TRADIMENTO' - Niente applausi, niente riconoscenza, questo è il calcio moderno. Spalletti ci ha messo del suo: oltre a rendere una vera e propria gimkana il percorso dell'allora suo capitano verso l'addio al calcio, ha ostentato di tutto e di più. L'ultima volta che è uscito da Trigoria l'ha fatto con un megafono strillando "Forza Roma", poi dopo qualche giorno è arrivato l'annuncio dell'ufficialità all'Inter. Proprio ai nerazzurri chiede amore per la maglia: "Ai calciatori ho chiesto di amare i nostri colori, avere spirito di appartenenza, orgoglio per il nostro passato, bisogna avere tutte queste cose - le parole del tecnico toscano prima dell'esordio in campionato contro la Fiorentina -. Abbiamo intrapreso una strada che non sappiamo dove ci porterà ma la dobbiamo percorrere con grande emozione, orgoglio, appartenenza. San Siro deve essere per noi e i nostri sportivi un incontro sentimentale dove ci si ama sempre alla follia, non c’è possibilità di tradimento".
SOLO FISCHI - Nessuno si aspettava che dichiarasse amore eterno alla squadra giallorossa, ma le sue parole sono apparse eccessivamente ruffiane. Roma è una piazza particolare che si affeziona ai protagonisti che vestono quei colori; ci si innamora facilmente e di nostalgici del toscano ce ne sono, ma non più così tanti come un anno fa. Non ci saranno applausi, ma fischi e indifferenza per un allenatore accusato di lesa maestà che ha comunque il merito di aver fatto centrare alla Roma l'obiettivo minimo stagionale: la qualificazione diretta alla Champions League.