Roma più forte, ma Spalletti e il mercato di gennaio premiano l'Inter
Uno illusorio: la Roma deve recuperare la gara con la Sampdoria in trasferta.
L’altro pratico: l’Inter ha in panchina un fuoriclasse come Spalletti che, al momento, è da considerare più bravo e più esperto rispetto a Di Francesco.
La differenza non è molta, ma è percepita sia dalle due tifoserie che dai rispettivi club.
Credo che in futuro il tecnico abruzzese abbia la possibilità di uguagliare o anche di superare quello toscano. Tuttavia la partita che li pone di fronte nasce da premesse diverse.
L’Inter, per quanto impossibilitata a spendere, esattamente come la Roma, si è potenziata e si sta potenziando sul mercato di gennaio. E’ arrivato Lisandro Lopez dal Benfica e arriverà Rafinha dal Barcellona. Ci si muove per Sturridge, attaccante del Liverpool, e si è in attesa di una decisione su Ramires, centrocampista dello Jiangsu.
Insomma Sabatini e Ausilio sono andati incontro alle esigenze di Spalletti e gli hanno portato quanto voleva.
Probabilmente non colpi che cambieranno la stagione, ma elementi che completeranno la difesa (Lisandro Lopez) o che daranno alternative ai tre dietro alla punta (Rafinha).
Un segnale di attività che contrasta con quanto potrebbe succedere a Roma. Non solo, infatti, Ramon Rodriguez Verdejo, detto Monchi, non acquisterà nessuno in questa sessione di mercato, ma forse sarà sollecitato a fare cassa subito cedendo Emerson e Dzeko, richiestissimi dal Chelsea, pronto a pagare sessanta milioni per avere entrambi.
A prescindere da come finiranno le trattative prossime venture, è certo che la Roma sarà chiamata ad ulteriori sacrifici per riequilibrare una gestione deficitaria (41,7 milioni di perdita nell’ultimo bilancio). Se lo farà a giugno, potrà inseguire uno dei quattro posti che assegnano la Champions con relativa tranquillità tecnica. In caso contrario - e cioé se vende qualcuno (potrebbe essere anche Nainggolan) entro il 31 gennaio - l’obiettivo è a rischio. E con esso anche i premi Uefa legati alla qualificazione e al passaggio dei turni.
Ricordiamo, infatti, che la Roma da febbraio può guadagnare i quarti di finale di Champions League se supererà un avversario non irresisitibile come lo Shakhtar Donetsk e, magari, fare altra strada in Europa, purché non smantelli la squadra. Ipotesi tutt’altro che remota se, alla vigilia di una trasferta delicata come quella di MIlano, si è parlato più di fare cassa che di fare punti.
Detto, per inciso, che in campo non dovrebbe esserci nessuno dei nuovi dell’Inter e che Dzeko guiderà l’attacco della Roma, credo sia poco vantaggioso per i giallorossi riempire la vigilia con ipotesi di cessioni importanti piuttosto che con discorsi tecnici. Passi per Emerson, un buon giocatore con possibilità di crescita, ma non un titolare.
Il problema è Dzeko. Avrà 32 anni a marzo e finora, in campionato, ha segnato solo nove gol. Eppure la Roma non ha un’alternativa valida al centravanti. Al di là delle caratteristiche, profondamente diverse, Schick non è ancora pronto e Defrel non ancora guarito. E poi sinceramente Defrel può segnare quanto o più di Dzeko?
Da scartare l’ipotesi Batshuayi che nel Chelsea fa la panchina e non potrebbe giocare in Champions. Certo, se Dzeko non parte adesso, può farlo a giugno, ma difficilemte ad una valutazione pari a quella attuale (45 milioni circa).
La tentazione, dunque, è grossa. L’importante, però, è sapere con quali pensieri l’attaccante e la squadra affronteranno l’Inter. Stiamo parlando di professionisti esemplari e al di sopra di ogni sospetto, ma cambiare squadra, città, nazione e vita, forse per l’ultimo contratto sostanzioso della carriera, può legittimamente distrarre. Ecco perché mi sarei aspettato dalla Roma una chiusura netta: Dzeko non si cede, perché non possiamo permetterci di mancare traguardi tanto importanti per noi quanto per i nostri tifosi.