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Roma, perché Xhaka può anche essere utile a Mourinho
SISTEMA DI GIOCO - La Svizzera si è presentata a Roma con un 3-4-1-2, l’ evoluzione del 4-2-3-1 che praticava qualche tempo fa. La coppia di interni a centrocampo è la costante fra passato e presente, in particolare proprio Xhaka, pilastro e capitano della formazione elvetica. Anche nell’Arsenal di Arteta l’oscillazione fra i due sistemi vede in Granit un punto di riferimento, l’invariante, un perno di personalità.
TACKLE SCIVOLATO- Malgrado il 3-0 finale, possiamo rintracciare ugualmente nella prestazione di Xhaka alcune giocate che di sicuro avrebbe potuto apprezzare un allenatore come Mourinho. Giocate difensive per lo più. Xhaka infatti col pallone è un regista più ordinario che ordinato. Imprime alla squadra un gioco piuttosto pesante, abbastanza piatto, ma comunque regolare e affidabile. Ci concentreremo perciò soprattutto sulle sue qualità difensive.
Ad esempio uno dei suoi marchi di fabbrica, il tackle scivolato. Nel primo tempo contro l’Italia ne ricordo due decisamente spettacolari, uno su Berardi e l’altro su Insigne, che è poi questo che vi propongo nelle immagini (sopra e sotto). Locatelli trova in verticale nello spazio di mezzo Insigne, che si gira e avanza in conduzione, mentre Immobile e Berardi attaccano la profondità abbassando la linea. Xhaka all’inizio sembra tagliato fuori dal passaggio di Locatelli, ma in un attimo recupera sul tentennamento di Insigne, e con una scivolata gli sradica il pallone dai piedi.
TATTICA INDIVIDUALE- Un comportamento difensivo più complesso e meno istintivo è quello mostrato da Xhaka in quest’altra situazione. Siamo sempre nel primo tempo, nel bel mezzo di una transizione guidata da Barella. I due centrocampisti di Petkovic, Freuler e Xhaka, si trovano a formare ora l’ultima linea. È un’emergenza, evidentemente. Vediamo cosa succede quando il pallone passa da Barella a Berardi, sul lato di Granit.
Xhaka dopo aver tolto la profondità a Berardi e invitato per ciò Barella al passaggio passante, deve affrontare ora l’uno contro uno con l’esterno del Sassuolo. Non solo, perché internamente sta arrivando pure Immobile, e dunque in realtà si tratta di un due contro uno da gestire. Xhaka saggiamente si stacca da Berardi, col duplice intento di non farsi bruciare subito da un dribbling (troppo lontano dal proprio portiere) e di assorbire l’inserimento di Immobile, considerato il ritardo degli altri tre compagni di squadra.
A un certo punto però, Xhaka si rende conto di dover affrontare la conseguenza del suo primo comportamento difensivo: Immobile non è più un problema perché è passato in fuorigioco, e inoltre Akanji ha recuperato la posizione, però Berardi ora può calciare. Lo spazio che si è creato tra lui e Xhaka suggerisce all’attaccante calabrese il tiro dal limite, ed è qui che il centrocampista svizzero capisce di dover frenare e attaccare la palla a protezione della porta.
In una stessa azione difensiva la capacità di difendere prima lo spazio (la profondità lunga e corta), quindi la porta, in base allo sviluppo della situazione. Il tiro di Berardi si infrange contro lo scudo di Xhaka.
PENSIERO NEGATIVO: UN ECCESSO?- Xhaka è un centrocampista che in fase difensiva pensa negativo come un difensore. Forse anche troppo. Riprendiamo in mano l’azione del raddoppio di Locatelli, nel secondo tempo. Se ripensiamo a quel tiro dalla lunetta, viene spontaneo domandarsi il motivo di tanta libertà. Cos’era successo prima? Perché quella zona di campo fondamentale non era protetta dagli svizzeri? Guardate ancora il comportamento di Xhaka sulla discesa di Di Lorenzo. Si preoccupa del rientro in gioco di Barella.
Al tempo stesso, va sottolineato che il lato sinistro della Svizzera è stato momentaneamente disordinato dall’azione precedente e la posizione del braccetto la ricopre Rodriguez, mentre Akanji è fuori su Berardi. Schar (il centrale) non scivola a sinistra, forse perché influenzato dalla posizione di Immobile. Barella può diventare dunque un elemento a sorpresa, alle spalle di Rodriguez. Xhaka lo capisce e si abbassa sulla linea dei difensori a coprire quella soluzione. Di Lorenzo nel frattempo chiede l’uno-due a Barella.
Merito di Barella non averlo chiuso quell’uno-due, sterzando invece dall’altra parte. Primo perché Rodriguez con astuzia sbarra la strada a Di Lorenzo (sul quale per altro stava accorrendo pure Akanji) e lo butta a terra. Secondo perché, così facendo, Barella si libera di Xhaka, il quale aveva provato a leggere in anticipo la triangolazione ipotizzando un Di Lorenzo diretto verso la porta. Scelta precauzionale che stavolta, e paradossalmente, si rivela azzardata. Il taglio di Immobile verso la porta toglie di mezzo l’altro centrocampista della Svizzera (Freuler), sicché Locatelli resta solo, con una buona porzione utile di spazio-tempo al limite dell’area.