Roma, Pallotta esoneri se stesso
L’immagine della Roma è Mauro Baldissoni, l’avvocato inventatosi direttore generale, il trait d’union Italia-Stati Uniti, che osserva con le mani sul volto gli ultimi assalti del Milan e sembra quasi implorare che non arrivi la sconfitta: sarebbe stata davvero troppo, per di più contro un’avversaria allo sbando come la squadra di Mihajlovic. Ma non basta, non può bastare un pareggio strappato con i denti a frenare i fischi dei tifosi. E non basta nemmeno a placare la rabbia di Pallotta, il presidente. Il quale, però, dovrebbe essere infuriato innanzitutto con se stesso.
Fondamentale, poi, la composizione della rosa, che il ds Sabatini - ipse dixit - ha creato in totale autonomia, ascoltando magari il tecnico però decidendo di propria iniziativa. Ed è una rosa costruita male, al di là del valore dei calciatori: mancano chiaramente un terzino destro (Florenzi è adattato, Maicon non è in grado di giocare con continuità, Torosidis è impresentanile) e un terzino sinistro (Digne non ha tirato mai il fiato e gli viene chiesto un lavoro atleticamente massacrante); in mezzo c’è un solo difensore affidabile (Manolas) mentre Rudiger e Castan hanno dovuto recuperare da problemi fisici). Per chi non o sapesse, Sabatini è l’uomo di Pallotta: il presidente lo asseconda, gli dà carta bianca, guai chi osa criticarlo.
Senza voler stare qui a ricordare tutto quello che Pallotta ha fatto per allontanare i tifosi dall’Olimpico, ben coadiuvato dal Prefetto di Roma, e l’infinita pantomima sulla costruzione del nuovo stadio (la cui inaugurazione era stata annunciata per il 2016: ancora siamo a zero…), ci sembra che i risultati disastrosi della Roma abbiano molti colpevoli: dirigenti, giocatori, allenatore, che magari pagherà con il licenziamento. Ma dietro a tutti c'è un grande regista: James Pallotta. Peccato non possa esonerare se stesso, sarebbe la mossa più azzeccata.