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Romamania: Nainggolan è il dopo Totti, l'idea di cederlo è una sconfitta!
Mai la Roma, almeno nell'era moderna (e non mi parlate di Gervinho, era già ai margini, fischiato e, sparito Garcia, se ne voleva andare e di corsa) aveva venduto (o pensato di vendere) un top player - anzi “IL” top player - nel mercato di gennaio. A occhio e croce, neanche quelle romette del passato finite sull'orlo del baratro. L'idea - soltanto l'idea, a prescindere - di cedere Nainggolan ai cinesi è l'ultima di una serie di sconfitte brucianti. E' l'umiliazione del tifoso che nel belga s'è identificato dopo l'addio di Totti. E', forse, la resa definitiva sul fronte di certe ambizioni.
Roma città aperta, dunque, appena pochi anni dopo certi proclami a stelle e strisce che oggi, francamente, fanno sorridere. Roma dove ogni giocatore va ad allenarsi con il cartellino del prezzo attaccato al polso, come quei manichini negli show room d'alto pregio. Emerson Palmieri, Nainggolan, El Shaarawy o Strootman e già che ci siamo, Skorupski e Peres. Come si può dire, così come ha fatto Pallotta: “Vogliamo essere la seconda squadra preferita di tutti” - in sostanza, vogliamo scalzare la Juve... - e poche ore dopo pensare di vendere il tuo giocatore migliore? Ah sì, ma forse è vero, chissà. Forse è Nainggolan che se ne vuole andare, vai a capire. Come se ne volevano andare Pjanic, Salah, Rudiger, Lamela, Osvaldo, Marquinhos, Benatia.
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