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    Roma, Monchi: 'Vorrei che i giocatori pubblicassero foto su Instagram dopo una finale, non dopo gli ottavi...'

    Roma, Monchi: 'Vorrei che i giocatori pubblicassero foto su Instagram dopo una finale, non dopo gli ottavi...'

    Il ds Monchi, dopo l'intervista a Radio Cerro, ha parlato anche a Roma Radio. Ecco le sue parole

    Ora testa al Crotone?
    Dopo l’adrenalina del passaggio del turno in Champions, dobbiamo dimostrare di essere cresciuti andando a fare risultato contro il Crotone, su un campo complicato. Cinque minuti dopo la partita ho parlato con una radio spagnola ma ero con la testa al Crotone. Noi vogliamo diventare una squadra ancora più grande, per fare questo dobbiamo saper gestire queste situazioni e dobbiamo affrontare la prossima partita con le stesse motivazioni. Deve essere un segno di maturità importante per prendere la strada che tutti vogliamo. Nel futuro vogliamo una Roma forte in tutte le partite.

    La partita di Champions League deve diventare normalità.
    Dobbiamo fare dello straordinario una cosa normale. In Spagna è uguale: dopo la Champions le squadre top si cambiano abito per giocare le partite di campionato.

    Perché la Roma ha avuto quel momento di crisi?
    Non è facile trovare un motivo. Dobbiamo capire e imparare a gestire meglio il successo e amministrare meglio la sconfitta. Per me questo è il primo problema che abbiamo qui a Roma: ogni volta che iniziamo a vincere siamo i più forti di tutti, poi alla prima sconfitta diventa tutto un disastro. Ritorno al messaggio di cinque mesi fa: dobbiamo trovare equilibrio. Non possiamo fermarci alla vittoria contro lo Shakhtar, siamo su questa strada. Non è facile percorrerla ma siamo nella direzione giusta. La critica? Parlate con me che quando ero portiere per tre volte sono dovuto uscire dallo stadio da una porta secondaria perché i tifosi volevano menarmi… Nel mio ultimo anno da calciatore, in una domenica di Pasqua abbiamo giocato a Siviglia ed ero criticato. Tre mesi dobbiamo siamo saliti in Serie A e il mio nomer era quello più cantato dai tifosi. Ho avuto gioie al Siviglia, ma anche dei momenti difficili: se la squadra non vince arrivano le critiche, se vince arrivano gli elogi. È così ovunque. Nel calcio non c’è il passato o il futuro, solo il presente.

    La grandezza di una squadra è la capacità di imparare dai propri errori. Quanto ha imparato dai suoi errori?
    Tanto. Non esiste una verità assoluta. Ho fatto tanti errori ma ho avuto anche la capacità di capirli. Prendiamo l’esempio di Moreno: credevo che fosse da Roma, ma per una serie di motivi non è andato bene. A quel punto era meglio fermarsi e cederlo invece di continuare a insistere. Nel mio percorso ho fatto errori che provo a non fare più.

    In porta era più forte Monchi o Alisson?
    Io quando Alisson gioca bendato (ride, ndr). Il brasiliano è davvero forte, i compagni si fidano di lui e questo è davvero importante. I miei compagni di squadra dicevano: “Dobbiamo segnare un gol perché in porta gioca Monchi”. Alisson è forte, così come i preparatori che lo migliorano ogni giorno sempre di più.

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