Roma, Luis Enrique: 'Ci hanno capiti'. E la cura?
'Hanno capito il nostro gioco'. Luis Enrique lo ammette senza giri di parole davanti a microfoni e telecamere, eppure non è stato il Bologna la prima a smascherare la Roma; nelle ultime settimane c'erano stati già due precedenti. Le prime avvisaglie sono state segnalate nella mezza partita di Catania. Montella ha infoltito il centrocampo e i giallorossi sono andati in bambola. In Coppa Italia, Conte ha rimodellato la sua Juve con un 3-5-2 e ha dominato la partita vincendo 3-0. Infine, ieri all'Olimpico: Mudingay, Perez e Taider a mordere le caviglie e giallorossi impauriti.
Ma non può esser solo un fattore di numeri. La tattica avversaria è soltanto un accorgimento utile ad un momento di appannamento atletico. I più attenti ricorderanno come la rinascita giallorossa sia partita proprio da Napoli e da Mazzarri, uno dei più grandi esperti di melassa a centrocampo. In quel caso, la Roma ha ottenuto i tre punti grazie ad una maggior velocità di idee e di gioco, ora non ha più i novanta minuti nelle gambe.
Si gioca ogni tre giorni e gli uomini di Luis Enrique stanno pagando dazio; si sente la mancanza della spina dorsale composta da Burdisso, De Rossi e Osvaldo. I loro sostituti, validi da un punto di vista tecnico, soffrono troppo mentalmente il continuo impiego, smentendo così l'iniziale fiducia. Mercoledì a Cagliari la Roma affronterà una squadra arrabbiata, che già cinque mesi fa vincendo all'Olimpico aveva aperto gli squarci di una stagione difficile. Tra scivoloni e una serie di quattro vittorie consecutive, è difficile dire se nel frattempo qualcosa sia cambiato: 'Ci manca ancora la regolarità di risultati'. Come al solito, la diagnosi è di Luis Enrique: sì, ma a quando la cura?