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Roma, le pagelle di CM: Smalling superstar. Pellegrini e Florenzi capitani ritrovati
Florenzi 6,5: Il gran ritorno tra qualche applauso dopo un mese di panchine, polemiche (di altri) e bocciature. Lo fa da terzino, il ruolo che si sente meglio cucito addosso. Gioca senza patemi, e al 15’ mette un bel pallone in mezzo che Pellegrini sfrutta male. Molto attento anche in fase difensiva dove a dire il vero ha pochi nodi complicati da sciogliere. Di una cosa siamo sicuri: meglio un Florenzi dal ruolo indefinito dell’ultimo Santon. Esce applaudito, ci voleva. (32’st Santon ng: ordinaria amministrazione)
Mancini 7: Torna a casa Gianluca, nel senso che torna a fare il difensore centrale. Ha un compito meno dispendioso oggi contro un Brescia che bada più a difendere che a fare male. Tuttavia qualche grattacapo Donnarumma glielo crea comunque. Visto il poco lavoro dietro decide di concedersi un minuto per fare la punta come Smalling. E gli riesce più che bene.
Smalling 8: Prosegue i festeggiamenti. Parte con una chiusura tutta english style su Torregrossa. Il povero capitano del Brescia è preda dei tentacoli del Kraken romanista, e il mare è talmente calmo che Smalling si avventura fino sulla riva avversaria provando a rompere l’inerzia di una gara noiosa. Ci riesce a inizio primo tempo trovando un gol pesantissimo in un momento complicato e fornendo due assist. Per lui alcuni tifosi romani Doc sarebbero disposti pure a mangiare una carbonara vegana.
Kolarov 6,5: Un certezza di formazione, una sicurezza di pericolosità quando alza lo sguardo per cercare il boccone buono in area bresciana. Meno preciso nei cambi campo e quando prova a cercare la porta di Joronen. A fine primo tempo toglie una spina potenzialmente pericolosa davanti a Pau Lopez, ma sulla ripartenza tarda davvero troppo al tiro.
Diawara 6: Tatticamente un elemento a cui non puoi rimproverare granché. Svolge il ruolo di pedone rispettando consegne e tempi come il più attento dei fattorini di Glovo. Al momento di mostrare un po’ di sana follia nasconde sotto il letto il libro di Erasmo da Rotterdam, ma in quel ruolo è meglio attenersi al codice.
Veretout 7: Solito petto in fuori e guardo sicuro. Dopo 8 minuti lo è sin troppo in occasione di un retropassaggio a Pau Lopez che fa venire i brividi. Ma è una leggerezza più che passabile considerato che è l’unico nel primo tempo a provare a cambiare la lista di Spotify passando da un mood malinconico a un rock un po’ più acceso. E’ ovunque. E’ dappertout. E nel secondo tempo tutti gli vanno dietro. Un esempio, a tratti inaspettato.
Zaniolo 6: La luce della stanza dei sogni di Nicolò si accende per la prima volta solo alla mezz’ora quando dopo una progressione delle sue prova a mettere in mezzo un pallone innocuo. Nella ripresa trova pure il gol del tris, ma il pallone era uscito in precedenza. Si prende un giallo che gli impedirà di giocare col Verona, ma che gli permetterà la trasferta di Milano con l’Inter.
Pellegrini 7: Altro giro del Raccordo e altro ritorno romano che ci voleva. Lorenzo brucia i tempi e si rimette in piede tra le pozzanghere dell’Olimpico. Parte un po’ distratto e al 13’ ignora due compagni sulla fascia per cercare il fendente centrale. Al 31’ provoca il primo vero pericolo con un tiro al volo che finisce fuori poi mette sulla testa di Smalling il gol del vantaggio. Subito decisivo, subito San Lorenzo. (27’st Under 6,5: cerca due volte la magia, ma è sfortunato)
Kluivert 6: Poco reattivo al tiro bagnato, poco incline a slittare sul prato dell’Olimpico per cercare la superiorità numerica. Justin resta con la coperta sulle gambe in attesa del thè caldo delle 16. Quando torna in campo dopo la fine del primo tempo, infatti, sembra più sveglio anche se è il meno velenoso dell’attacco ritrovato.
Dzeko 7: Lo speaker lo annuncia come bomber, ma anche oggi fa tutto tranne che il killer del gol. Misura gli angoli estremi dell’area di Joronen provando ad aprire gli spazi ai compagni, ma in zona tiro è praticamente inesistente per un’ora. Poi prova a piegare le mani di Joronen prima di ritrovare il gol che mancava da troppo tempo. Cerca la doppietta nel finale. Affamato.
Fonseca 7: Berretto in testa e sguardo attento. Ma la sua Roma, che ha recuperato qualche pezzo, nel primo tempo prosegue nel giochino noioso e annoiato visto a Parma: zero tiri in porta e poche idee brillanti. Nella ripresa però arriva l’episodio che cambia l’inerzia. La squadra prende coraggio e ritrova un gran Pellegrini. Negli spogliatoi deve essere come Al Pacino.