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Roma, le pagelle di CM: Mkhitaryan ritrovato, Kolarov decisivo
Pau Lopez 6: Meno regista, più portiere. Lo spagnolo passa un primo tempo di inedita serenità se si esclude un’uscita bassa sul finale. Nella ripresa legge bene una punizione insidiosa di Mancosu mentre interpreta meno bene un retropassaggio non perfetto di Smalling. Trema sul palo nel finale, nulla di preoccupante.
Bruno Peres 6: E’ quasi ironico dirlo, ma è il terzino destro più in forma che ha la Roma. Il brasiliano gioca senza paranoie una gara in cui alterna buone discese a una discreta fase di copertura. E’ un Bruno più maturo, con paura di rischiare ma con maggiore equilibrio. In fase offensiva si vede un paio di volte ma non riesce a mettere dentro cross bassi potenzialmente pericolosi. Per i miracoli chiamate Jude Law.
Mancini 6: Qualche brivido lo regala pure quando il fiume sembra scorrere pacioso verso il mare. Sarà proprio l’eccessiva agitazione che lo porta a un infortunio atipico in volo. In quel frangente il Lecce rischia di pareggiare. Si riprende, anche mentalmente andando a chiudere due belle diagonali su Mancosu. La ripresa si apre con un giallo pesante visto che era diffidato In convalescenza emotiva, ma va meglio.
Smalling 7: L’Inghilterra chiama, ma la Roma deve chiamare più forte. Il difensore inglese, al netto delle incertezze invernali di tutto il reparto, è l’elemento migliore per distacco. Il tackle alla mezz’ora su Lapadula lo dimostra, ma ancora più applausi merita quando va a soccorrere la Roma sul tiro di Majer in assenza di Mancini sdraiato a terra.
Kolarov 7: Due di fila, ma questa seconda uscita è andata decisamente meglio rispetto a giovedì col Gent. Il serbo tiene i voltaggi bassi per non perdere in marcatura Lapadula prima e Shakov poi. In fase di spinta si vede poco, ma quando osa è sempre un pericolo per le aree avversarie come in occasione del gol di Dzeko. Sbatte il poker sul tavolo, ma non trova la pace con la curva che lo fischia. Calmo, ma solo in campo. A fine primo tempo, infatti, per poco non si divora Mkhitaryan per i tagli in verticale troppo lenti. Certe cose le conservi per lo spogliatoio, e non davanti alle telecamere.
Veretout 6,5: Ombroso, ma non per questo in ombra. Nel senso che si vede meno del solito ma contribuisce a tenere sveglio un reparto messo a dura prova dalle ultime serate storte. Nella ripresa allarga il respiro per tenere a bada Mancosu. Equilibratore. In questo momento serve questo. In futuro ci riserviamo di voler rivedere l’Air Jordan di inizio stagione.
Cristante 6: Primo tempo di guardia leggera ma pure di qualche errore in fase di impostazione che rischia per riaprire il match. La sensazione è che debba giocare meno palloni possibili davanti alla sua area per concentrarsi qualche metro in avanti in fase di geometria applicata. Cerca il gol al 45’ ma il tiro è troppo moscio. Ripresa a ritmi bassi,ma la colpa è principalmente del Lecce.
Under 6,5: Silente nei primi dieci minuti, poi entra di soppiatto nell’area leccese e infila col piattone alle spalle di Vigorito. Un serpente a sonagli che di solito dopo il morso corre a riposarsi sotto le pietre. Stavolta ha ancora qualche dose di veleno arretrata e resta lì in attesa di un nuovo morso. Che non arriva. Nella ripresa mostra qualche segno di cedimento. Fonseca lo capisce. (16’st Perez 6,5: ci prova come Under, ma sembra accontentarsi meno. Solido)
Pellegrini 5: I fischi gli ronzano ancora nelle orecchie dopo 7 minuti quando tutto solo in area calcia sui seggiolini vuoti dell’Olimpico. Lo stadio disapprova, ma non troppo. Lo fa al 30’ quando calcia da oratorio al centro dell’area, l’azione non era in fuorigioco come aveva segnalato il guardalinee. Poi delega il ruolo di assist man a Mkhitaryan. Fonseca lo toglie per affetto. (1’st Kluivert 6,5: Tutta un’altra acidità nel piatto, decisamente più strong. Ma spesso restano solo belle intenzioni. Da una di queste nasce il terzo gol)
Mkhitaryan 7: Finalmente Miki. L’armeno è il protagonista assoluto di una strana domenica di fine febbraio. Andiamo per ordine: strappa un pallone a centrocampo, lo coccola, lo fa crescere velocemente e lo dà sui piedi di Under. Meglio ancora al 37’ quando sfrutt un assist di Dzeko e infila furbamente Vigorito rilassando finalmente i nervi di una tifoseria contrita. Nella ripresa si sposta alle spalle di Dzeko. Si era fermata a Lecce la sua camminata verso un ruolo da protagonista, dal Lecce potrebbe essere partita una nuova storia. Infortuni permettendo.
Dzeko 7: Il gol arriva un po’ per fortuna un po’ per merito. E’ la rete numero 102, finalmente col sorriso. Il resto? Dopo trenta secondi accartoccia il pallone sull’esterno ella rete dimostrando un clima da totale relax post pranzo. Ne passano un’altra manciata e si sdraia in area sotto il tramonto di Roma. Ha un’altra occasione al 27’ ma la spara alta. Va detto che è spesso e volentieri lo start delle azioni offensive e che in materia di tecnica e classe potrebbe fare le ripetizioni a tutto lo stadio compresi gli ex in tribuna. Decisivo, sempre. (36’st Kalinic ng)
Fonseca 7: Nel mezzo di un campionato sospeso Paulo deve dimostrare che non sarà un fallimento il quinto posto, ma lo sono senz’altro le ultime prestazioni della Roma. Per questo chiede maggiore equilibrio, in parte anche maggiore umiltà. Stavolta la squadra lo ripaga giocando una partita poco brillante, ma fortemente concreta. Ritrova pure la vena di Mkhitaryan. Stavolta il brodo è molto più caldo.