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Roma, l'ex Sabatini: 'Rabiot saltò per colpa della madre. Gervinho? Non lo voleva manco il cuoco...'
Su Gervinho: "Sono a Londra. Alla Roma è arrivato Rudi Garcia che mi chiede Gervinho, gli dico no, anzi glielo faccio dire da Massara, visto che non parlo francese. È l’unica richiesta che mi fa Garcia. Sono in imbarazzo, ma insisto, non voglio prenderlo. Faccio la trattativa con l’Arsenal e gioco spudoratamente al ribasso, sperando che rispondano no. Vado a cena in un ristorante italiano, si affaccia il cuoco, mi riconosce e mi chiede: non mi dica che è qui per comprare Gervinho? Anche lui, non è convinto. Però poi Gervinho lo prendiamo e quando il giocatore va bene do pubblicamente credito a Garcia della bontà della sua scelta".
Su Nainggolan e Pjanic: "Pjanic è stato una corsa contro il tempo. Lo prendiamo nel 2011 a 10 minuti dalla chiusura del mercato, a un passo dal perderlo. Un’operazione avventurosa. Radja Nainggolan, che era del Cagliari, è stata un’altra trattativa complessa, estenuante, bellissima, conclusa trovando una soluzione alle quattro e mezza di mattina, dopo una telefonata a Cellino e una notte problematica".
Su Lamela e Marquinhos: "Lamela? La prima impressione è stata quella di un carattere febbrile, di uno agitato, aveva 18 anni, passava in mezzo agli avversari come un puledro che scuote la testa in cerca di libertà. Ne ho visto anche i difetti, ma quella immagine era splendida. Marquinhos? La talpa è stato Simone Beccaccioli, videoanalista della Roma. Me lo segnala, io vedo un ragazzino di 18 anni, che in Brasile era riserva nel Corinthians, correre dietro una palla che sembrava persa, con quasi otto metri di svantaggio, recuperarla in scivolata, e poi esultare mostrando i pugni, con una rabbia da finale mondiale. Il giorno dopo mi chiama un agente e chi mi propone? Marquinhos. Io mi mostro scettico, gli dico che non lo conosco, di darmi tempo, faccio un po’ l’annoiato, ma dentro di me scoppio di contentezza".
Sulle sue dimissioni: "Non sono contro la scienza, la modernità ma se a dettare le scelte del mio lavoro è un programma, un software che tratta gli uomini come numeri e come pezzi di ricambio non ci sto. L'intelligenza artificiale applicata al calcio ha bisogno di mediazioni. Se devo comprare qualcuno e sbilanciarmi deve poter contare anche il mio occhio e la mia riflessione".