Roma, il dopo Spalletti è un rebus: dal sogno Sarri al 'brodino' Paulo Sousa
IL SOGNO - Le due anime che dovranno trovare un accordo sul nome del futuro tecnico sono quindi quelle dell'ex direttore sportivo del Siviglia e della vecchia conoscenza di Trigoria, tornato con pieni poteri - anche se all'esterno dell'organico ufficiale - dopo le dimissioni presentati nel 2013. Se ne era andato in seguito alle macerie lasciate dal 26 maggio ma già da diversi mesi è tornato nelle grazie di James Pallotta, che si fida del dirigente toscano. Il sogno, in casa Roma, è quello di Maurizio Sarri. Il tecnico era stato contattato da Walter Sabatini prima del suo approdo al Napoli, quando il futuro di Rudi Garcia era ancora pieno di nubi: alla fine si optò per la conferma del francese. Tra la Roma e Sarri ci sono diversi ostacoli: in primis, la volontà di Aurelio De Laurentiis. Il patron ha smaltito la delusione post Real Madrid-Napoli e ha intenzione di proseguire con l'ex Empoli. Nel contratto del tecnico c'è una clausola particolare: a partire dalla prossima stagione, chi vorrà strapparlo agli azzurri dovrà versare 7 milioni di euro di clausola. Questa estate, in sostanza, sarebbe l'ultima per tentare l'assalto senza arricchire le casse partenopee. Ma l'operazione è alquanto complicata.
LA REALTA' (E DUE ESCLUSI ECCELLENTI) - Il nome emerso nelle ultime ore è senza dubbio il più semplice da raggiungere. Si tratta di Paulo Sousa, ormai separato in casa a Firenze. Il portoghese è destinato a lasciare la Fiorentina - che spinge per Eusebio Di Francesco - e sembra avere meno pretendenti di lusso rispetto a qualche mese fa, quando suonavano sirene parigine e juventine. La Roma rappresenterebbe un bel passo in avanti per la carriera del tecnico lusitano, nonché un ritorno al passato. Nel 1994, l'allora centrocampista dello Sporting Lisbona sembrava vicinissimo al giallorosso: operazione condotta da Luciano Moggi, all'epoca dei fatti collaboratore di Franco Sensi. Il portoghese finì invece alla Juventus per 10 miliardi, trovando come nuovo direttore sportivo proprio lui, quel Moggi che avrebbe dovuto far contenta la Roma e aveva già la testa al futuro. Paulo Sousa non sarebbe un compromesso per una società che cerca un profilo internazionale per la panchina e, se possibile, anche un nome già padrone del campionato italiano, ma rispetto a Sarri avrebbe comunque il sapore del "brodino", di un tecnico scelto per l'impossibilità di arrivare ad altri nomi. Un identikit, quello di un allenatore di grido ma già avvezzo alla Serie A, che in molti avevano fatto corrispondere alla figura di Roberto Mancini, ma l'ex Inter e Lazio non convince dalle parti di Trigoria, così come Cesare Prandelli.
LE AMBIZIONI - Difficile, alla luce di questa preferenza-necessità, che a Roma sbarchi un emergente come Eusebio Di Francesco o un tecnico in cerca di una nuova chance ad altissimi livelli come Gian Piero Gasperini, artefice dell'Atalanta dei miracoli. Baldini e Monchi si trovano in accordo su un nome ambizioso come quello di Unai Emery, che già in due circostanze era stato accostato alla panchina giallorossa: dopo l'esperienza di Valencia - la spuntò Zeman - e in seguito al flop alla guida dello Spartak Mosca. Nel secondo caso, fu Rudi Garcia ad avere la meglio. Ora le quotazioni dello spagnolo sono in leggero ribasso dopo il tracollo in Champions del suo PSG in casa del Barcellona ma il legame con Monchi rimane fortissimo. Così forte da convincerlo a ridurre notevolmente il suo ingaggio per approdare nella capitale? Probabilmente no. L'altro nome che piace è quello di Mauricio Pochettino, molto stimato da Franco Baldini ma solidissimo alla guida del Tottenham. Tanti nomi e tanti dubbi per una società che dovrà scegliere con cura il prossimo allenatore: serve l'uomo giusto per alzare (almeno) un trofeo.