Roma, il dopo-Sensi:| E' scattata la fase due
Dunque, la palla è passata a Rothschild, che 'dovrà procedere alla dismissione della Roma in tempi brevi', ma non troppo. Attenzione, la priorità è affidare il club ad un progetto serio di medio/lungo termine. No a soluzioni prendi e scappa. La partita la giocherà Alessandro Daffina, managing director della banca d’affari. La prima mossa: radiografare la Roma, risalire al reale stato patrimoniale del club. Se non scopre cosa si nasconde dietro i bilanci pubblici, non sa nemmeno quanto chiedere ai compratori. I conti, intanto, sono peggiorati. A naso, chi si comprerà la Roma per prima cosa dovrà ricapitalizzare. Questo lavoro impegnerà Rothschild fino a settembre. La seconda: raccogliere le manifestazioni d’interesse, studiarle da cima a fondo, fare tutte le verifiche del caso. La quarta: cominciare le trattative. E a quel punto saremo già in autunno.
STADIO - Dieci mesi fa, la Roma presentava in pompa magna lo stadio Franco Sensi, impianto da costruire alla Massimina. Bella idea, ma è rimasta tale. Rosella avrebbe voluta spenderla nell’accordo con la banca, ma senza terreno, senza autorizzazioni, l’hanno stoppata subito. Per Rothschild, però, lo stadio è più che un’idea: è un dossier parallelo alla Roma, un progetto a parte cui sta lavorando da tempo, almeno due anni, da quando ne studiò caratteristiche, costi e potenzialità per la Inner Circle, quindi per Soros. E oggi tornato d’attualità. Daffina ci sta lavorando, cosciente che lo stadio può ingolosire gli investitori stranieri o coinvolgere gli imprenditori romani, anche l’altissimo Caltagirone. Non a caso il sottosegretario Giro ha ritirato fuori l’argomento dopo mesi di silenzio.
ACQUIRENTI - Due anni dopo, la Sensi se n’è resa conto. 'Su Soros mi consigliarono male'. Si è giustificata così in uno degli incontri con UniCredit. Oggi, sono altri i nomi accostati alla Roma. Quello del principe saudita Al Waleed è altrettanto affascinante. Contattato da UniCredit con la mediazione di Tarak Ben Ammar. Arabi sarebbero pure i soldi del fondo di Abu Dhabi Aabar, già azionista di UniCredit, che ha raccolto informazioni. A Rothschild sono arrivati segnali consistenti anche da fondi americani e cinesi. E gli italiani? UniCredit è stata contattata da una cordata di imprenditori toscani. I romani ancora latitano. Angelini si è chiamato fuori dopo aver giocato al ribasso con la banca. E Angelucci, che ha fatto trapelare il suo interesse, aspetta di capire realmente di cosa si tratti. Anche se si sussurra che non sia disposto a spendere più di 100/120 milioni.
(Gazzetta dello Sport - Edizione Roma)