Roma, giovani e belli:| Bojan, Viviani, Lamela
Si passa dal giovane che ha già 185 presenze complessive tra A e B e varie coppe spagnole, a quello che sulle spalle ha un campionato Primavera e tre o quattro amichevoli estive. Si passa da Bojan Krkic a Federico Viviani, classe ’90 il primo, ’92 il secondo. Lo spagnolo già ampiamente conosciuto (per ovvi motivi) da Luis Enrique, quanto al ragazzo della Primavera giallorossa possiamo parlare di innamoramento a prima vista da parte del tecnico asturiano. La Roma abbassa la media età, passa dei 29.2 della passata stagione ai 26,3 di adesso (dato ovviamente non definitivo), e punta sui ragazzi, che siano bravi e non solo speranze. Questo doveva essere e questo è stato il primo passo della nuova gestione americana. Vecchiotta la Roma dello scorso anno, fresca (forse inesperta) e accesa quella che sta cominciando ora e mancano ancora quattro settimane alla fine del mercato, con l’età media che può ancora diminuire, visto che sono destinati a partire gente come Simplicio, che ha superato la trentina, forse Brighi che di anni ne ha appunto trenta ed altri da definire, e ne arriveranno altri, possibilmente under 25. Chi ha lasciato la Roma, è stato sostituito da uno più giovane. Via Vucinic, 28 anni, ecco Lamela, 19; il ventiquattrenne Menez al Psg, in giallorosso Bojan che di anni ne ha ventuno; partono Doni e Julio Sergio, rispettivamente di 31 e 32 anni (più Loria, classe ’76), arrivano Stekelenburg e Curci, 28 e 26; fuori Riise, anni 30, ecco José Angel 22 anni.
Per non parlare poi degli arrivi del francesino Nego dal Nantes, classe 91 e del Primavera Tallo dal Chievo. L’unico sbilanciamento tra uscita e entrata è Mexes-Heinze, il francese non ha ancora trenta anni, mentre l’argentino li ha superati abbondantemente. Ma è un’eccezione, come la definisce il direttore generale Baldini. Il segnale è chiaro, insomma: si cercano talenti sotto i venticinque anni e si fanno crescere quelli che si hanno in casa, direttamente dandoli in mano a Luis Enrique o mandandoli a fare esperienza altrove. Crescenzi e Bertolacci, ad esempio, sono stati testati, piacciono al tecnico ma tenerli significherebbe svilirli, mentre la cotta per Viviani è andata di pari passo con l’esigenza di trovare un vice De Rossi, visto che Pizarro è stato spostato in altro ruolo. Quanto a Caprari, altro giovane di belle speranze, diciamo che è a metà: mentre Crescenzi si sposterà in Puglia, a Bari, Bertolacci tornerà a Lecce, Caprari, appunto, non si sa se potrà restare a disposizione di Luis Enrique o mandarlo a giocare. Intanto sia lui sia Viviani sono gli unici che hanno segnato nelle amichevoli più importanti della Roma, Viviani mercoledì a Budapest, Caprari due domeniche fa a Innsbruck contro il Wacker. Viviani è giovane ma sembra un vecchio. Fisicamente sembra Pizarro, un po’ ricorda Di Bartolomei, ma adesso gioca alla De Rossi, preso come suo «punto di riferimento». Fa il centrale di centrocampo e difensivo, proprio come Daniele. «Non mi monto la testa», dice Federico e gli dà ragione il papà, Mauro, ex calciatore. Luis Enrique punta su Viviani, lo ha lanciato e continuerà a lanciarlo. Ha ammesso apertamente che è un calciatore di suo gradimento, senza il timore di bruciarlo o di caricarlo di responsabilità eccessive. In Spagna non ci sono queste paure e per lui dovrà essere così anche in Italia, altrimenti che rivoluzione culturale sarebbe? Bojan viene considerato un grande giocatore e basta, senza stare a pensare che ha solo 21 anni né che sia una promessa. France Football lo ha definito calciatore «di immenso valore, dalla tecnica eccelsa». E a Budapest qualcosa ha fatto vedere, ma non ce n’era bisogno. Sono finiti un po’ in subordine i vari Antei, che ha fatto tutto il ritiro con la Roma, Frascatore e Pettinari, tutti e tre sono stati convocati nell’Under 20 di Gigi Di Biagio, insieme con Viviani. E Verre? Anche lui piace tanto a Luis Enrique, ma parliamo di un classe ’94, diciassette anni quindi. Sarebbe troppo. La Roma aspetta anche Lamela, che ora sta facendo bene al mondiale under 20. Luis Enrique sta pensando di farlo giocare nei tre di centrocampo. Un’azzardo. Ma ai diciannovenni puoi chiedere di tutto e loro diranno sempre sì. Ecco il vantaggio