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Di Francesco antipatico, dà la colpa a tutti tranne che a se stesso: ora rischia
DISTACCO DA SQUADRA E AMBIENTE - Gli errori individuali Di Francesco li ha sottolineati ad ogni partita. Una modalità che non è piaciuta a qualche senatore, anche se a dire il vero il distacco tra squadra e tecnico è nato dopo la cessione di Strootman. In quel momento Eusebio ha scaricato mediaticamente uno di loro, uno del gruppo. E questo non è piaciuto. Pure le iniziali idee tattiche dell’allenatore però sono state rigettate tanto è che Di Francesco ha cambiato modulo dopo il ritiro punitivo e il confronto con De Rossi e compagni. Le cose non sono migliorate e Di Francesco dopo ogni sconfitta ha rimarcato sempre più gli errori dei singoli, e (quasi) mai i suoi. Così il tecnico umile del Sassuolo che aveva portato la Roma alla storica semifinale di Champions è diventato agli occhi di Roma come arrogante. E non accompagnato da vittorie. Di fatto quasi antipatico. La maggior parte dei tifosi chiede la sua testa anche perché il quarto posto potrebbe allontanarsi domani a -7. Una distanza già difficile da colmare. Qualche alibi c'è: le cessioni illustri, i tanti infortuni (che DiFra attribuisce pure ai medici) e una panchina corta e di poca qualità nonostante i tre fronti. Sette punti nelle ultime sette partite e un bottino misero di 2 punti contro Bologna, Spal, Udinese, Cagliari e Chievo però gridano vendetta. E non ci sono alibi che tengono.
I DUBBI DI PALLOTTA - Su Di Francesco poi pesano i tanti dubbi di gran parte della dirigenza. In primis del suo presidente Pallotta che si è detto “disgustato” in un paio d’occasione e che pure oggi avrà rotto qualche sedia nella sua casa di Boston. James aveva pensato di cambiarlo già dopo la sconfitta di Bologna, e Franco Baldini (suo braccio destro) era sostanzialmente d’accordo. In sua difesa però sono accorsi Totti e Monchi che lo hanno aiutato a rialzarsi in un paio d’occasioni. A far desistere, fin qui, Pallotta pure la carenza di alternative. Gli unici nomi possibili sono Montella e Paulo Sousa. Il primo non dispiace a Monchi che lo consigliò al Siviglia, il secondo è un pupillo di Baldini. Entrambi però vorrebbero un contratto di un anno e mezzo. Il che vuol dire: pagare lo stipendio di Di Francesco, pagare quello del nuovo allenatore e affidargli pure la prossima stagione. Per questo la dirigenza vorrebbe resistere fino a giugno per poi provare il colpo Conte. O virare su altri progetti (occhio a Gasperini). Di certo però da qui a Natale Di Francesco rischia seriamente di non mangiare il Panettone. Pallotta si è detto "infuriato" per il "disonore" di Cagliari. Parole di fuoco.