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Roma, Di Francesco: 'Conosciamo Salah, è un vantaggio per noi. Il nuovo modulo ci dà forza'
STAGIONE - "E' stata una staione di grande crescita per noi. Negli ultimi anni la Roma non è riuscita a competere fino alle fasi finali di più competizioni. Quest'anno stiamo ancora lottando per un posto nei primi 4 in Serie A, mentre il Liverpool ha già messo in sicurezza la partecipazione alla prossima Champions".
DIVERTIMENTO - "Quello che facciamo è un lavoro, ma deve anche essere divertente. Una gioia. E' quello che dico sempre ai ragazzi. Il primo pensiero è prepararci a divertirci insieme e lavorare duro. Devono divertirsi, è pur sempre un gioco prima di tutto".
DIFFERENZE CON LA ROMA DEL 2001 - "Sono epoche diverse. Ora c'è più professionalità, ma all'epoca c'era più spirito da famiglia, si è un po' perso con i social media, la tecnologia e i nuovi modi di lavorare. Se queste due cose si mettessero insieme sarebbe l'ideale ed è quello che stiamo cercando di fare".
CAMBIO DI MODULO - "La mia decisione era legata al fatto che con alcune squadre, per le caratteristiche di certi giocatori, una difesa a tre può darti più fisicità. Ti dà più forza, alcuna anche solo nella testa dei giocatori. A volte, specie in Europa, hai bisogno di più fisicità".
SALAH - "Un bravo ragazzo, un grande professionista. Non ho bisogno che i miei ragazzi me lo dicano. Le sue qualità sono evidenti. Non dimentichiamo che ho preparato partite contro di lui in Italia, anche. Il fatto che molti dei nostri giocatori lo conoscano può essere un vantaggio per noi".
DZEKO - "Ha alternato buone partite a partite meno buone. Rimpianto per il City? Credo che Guardiola ami un diverso tipo di centravanti Più mobili e veloci. Edin è fantastico, ma attributi diversi a quelli che vuole Guardiola".
APPARTENENZA - "Una fortuna avere due romani come De Rossi e Florenzi? Sì, ma penso che ogni giocatore debba avere senso di appartenenza per dove gioca. Non solo i calciatori. Quando allenavo il Sassuolo, quella era la squadra migliore del mondo e io mi sentivo neroverde. Ora sono giallorosso, non per ipocrisia ma perché tutti dobbiamo avere senso di appartenenza per il nostro lavoro. Ognuno deve sentire passione e amore per il proprio team".