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    Da Dzeko a Nainggolan e Strootman: Roma, senatori in crisi. Tutti i motivi

    Da Dzeko a Nainggolan e Strootman: Roma, senatori in crisi. Tutti i motivi

    • Francesco Balzani
    Il termine senato deriva dal latino senex (anziani o padri), che significa vecchio, perché i membri del senato erano inizialmente gli anziani del popolo romano. Oggi col termine “senatori”, soprattutto nel calcio, si intende quei giocatori con maggiori anni di militanza in una squadra. I più esperti in sostanza. Nella Roma, che ha perso la bandiera Totti, i senatori sono senza dubbio De Rossi, Florenzi, Nainggolan, Strootman e Dzeko. E oggi è la crisi del senato romanista a far più rumore nella nuova crisi di una squadra che è scivolata al 5° posto e che non sembra trovare un equilibrio. Ma da dove nasce la crisi del senato? In parte dal mal assorbimento delle idee di Di Francesco, in parte dalla possibilità che molti di loro (se non tutti) hanno già le valigie pronte per giugno. Demotivazione quindi, ma - come ha ribadito ieri il tecnico - pure poca personalità. 

    NAINGGOLAN AMMOSCIATO -  La crisi più evidente, e più pesante, riguarda il Ninja che ha perso katana e stelline e anche contro il Milan è andato in bambola di fronte a Kessie. L’anno scorso Nainggolan era stato il trascinatore della Roma di Spalletti con 14 gol. Oggi è fermo a 2. E non solo solo le reti a determinare il rendimento del belga. Un rendimento mai alto in questa stagione, ma sprofondato dopo il famigerato video di Capodanno, la squalifica del club e le voci che lo volevano in Cina già a gennaio. Nainggolan, fresco di rinnovo, ha perso la verve. Ed è diventato un giocatore normale. Non è servito nemmeno il cambio di posizione provato da Di Francesco. In estate, di fronte a una nuova proposta cinese, il suo capodanno potrebbe spostarsi dal 31 dicembre al 5 febbraio. 

    STROOTMAN L’EX LAVATRICE - Altra ombra, altro alter ego del Kevin lavatutto che conquistò la Serie A nella sua prima stagione. Qui l’attenuante è legata alle condizioni fisiche e a quelle maledette tre operazioni al ginocchio che ne hanno compromesso corpo e mente. Nonostante questo però, almeno nella scorsa stagione, difficilmente l’olandese andava sotto la sufficienza e finì l’anno a quota 6 gol (oggi è fermo a uno). La frase emblematica rilasciata pochi giorni fa (“Io vorrei restare, ma forse la Roma preferirebbe i soldi”) fa capire lo stato d’animo di Strootman. Pure lui al 5° anno di Roma, pure lui stufo di zero vittorie e troppe cessioni. Certo, oggi la sua quotazione è calata di brutto. Ma Garcia a Marsiglia se lo riporterebbe volentieri.   

    DZEKO IL FU BOMBER -  Dottor Dzeko e mister Hyde. La trasformazione da bidone a campione non è una novità per il bosniaco, ma il caso vuole che il suo nuovo periodo di flessione (2 gol in 9 partite, e di certo non decisivi) sia coinciso dopo la trattativa che lo ha portato a un passo dal Chelsea. Edin ha deciso di restare, ma si è reso conto di essere quasi un indesiderato e sul campo si è visto. A giugno molto probabilmente le strade tra l’ex capocannoniere della serie A e la Roma si divideranno. Su di lui ora c’è soprattutto il Milan. A proposito di Balcani: pure Kolarov, dopo un’inizio prorompente, si è adagiato sui ritmi dei senatori. 

    I ROMANI -  Dovevano essere i capitan futuri in grado di far digerire in modo meno traumatica l’addio di Totti. Sia De Rossi sia Florenzi però stanno deludendo le attese. I due romani non erano in campo col Milan, e questo forse è ancora più grave. Perché il primo quest’anno ha giocato poco e non sempre bene facendo notare come il peso dell’età e della scadenza del contratto nel 2019 cominci a pesare. E perché il secondo è stato spedito in panchina (al suo posto addirittura Bruno Peres dopo i disastri con lo Shakhtar) e da mesi non convince in un ruolo non suo e con un contratto che fatica a rinnovarsi (anche lui scandenza 2019). Florenzi è rimasto deluso dalle critiche dei tifosi, e ora pretende uno stipendio da top player. Alla finestra c’è la Juve, ma pure Chelsea e Atletico. E anche in questo caso una frase del giocatore resta emblematica: “Vorrei restare, ma le cose cambiano”

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