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Roma, che fine ha fatto Nainggolan?
Eppure il centrocampista da quattordici reti, il miglior romanista dell'anno, pare sparito. Peggio: normalizzato. Tira meno in porta, lotta meno e perde più palloni. L'occasione per rinascere è dietro l'angolo: stasera all’Olimpico arriva il Bologna, a cui ha già segnato tre volte: tolta l'Inter, la squadra del figlio del mister Di Francesco è il suo bersaglio preferito.
Magari a pesare sulle sue prestazioni è il timore di perdere un Mondiale che avrebbe strameritato: il commissario tecnico belga, Martinez, ha smesso di chiamarlo perché "nell'ultimo periodo Radja viene da partite complicate tatticamente". Spalletti ne aveva scatenato l'anarchia a ridosso delle punte. Di Francesco era certo di farne una mezzala d’attacco senza eguali, poi ha provato a ridisegnarlo trequartista, infine l'ha inventato ala destra. Il risultato però è lo stesso. Anche lo scorso anno a questo punto aveva segnato un solo gol: proprio alla decima, tra l'altro. E' l'intensità però che pare diversa. E la metamorfosi è nei numeri. Calcia in porta meno del viola Veretout, quanto Parolo e Bonaventura, Barella e Ionita: 1,3 conclusioni a partita, erano più del doppio nel campionato scorso.
Non corre meno, anzi da inizio campionato gira al ritmo di oltre dieci chilometri a partita. La prova che da un punto di vista fisico non ha subito cali. Eppure a risentirne sono pure quelle doti fisiche con cui ha spesso imposto il proprio strapotere in mezzo al campo. Fatica a contrastare, non lo fa più di una volta a partita: un anno fa erano due volte e mezzo in più. Contributo che servirebbe eccome a Di Francesco, se il miglior romanista per palloni recuperati è Fazio, soltanto ventunesimo in serie A. Nainggolan, secondo romanista in graduatoria, è trentatreesimo.
L'unica voce in aumento, è quella delle palle perse, anche se non di molto: 2,2 ogni 90’ minuti, erano appena meno di 2 un anno fa. Eppure i tifosi del Belgio lo invocano in nazionale, mentre quelli della Roma aspettano: il Bologna, l'occasione per non farli attendere più.