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Roma, che choc: 'C'era un piano per sequestrare il figlio di Totti'
Prima la diffusione delle testimonianze rese alla Digos dai giocatori della Roma, tra cui Totti, De Sanctis, De Rossi, Iturbe, sugli insulti e le minacce ricevute dai componenti più rappresentativi della Curva Sud dopo l'eliminazione dall'Europa League dello scorso anno per mano della Fiorentina, oggi la notizia choccante resa nota dal quotidiano Il Tempo sul rischio di rapimento del figlio primogenito di Francesco Totti, Christian, nell'ambito della strategia criminale delle persone oggi sotto processo per Mafia Capitale. Ecco il resoconto da brividi pubblicato dal giornale romano:
È un giallo il tentativo di rapimento del figlio di Francesco Totti. Secondo Luca Odevaine, imputato nel processo di Mafia Capitale e all’epoca capo di gabinetto di Walter Veltroni, un ex detenuto, ultrà della Roma rivelò un piano per sequestrare il figlio del capitano. L’ultrà uscito di galera raccontò al braccio destro di Totti, Vito Scala - stando sempre a Odevaine - che gli era stato proposto un piano per prelevare il piccolo Cristian, che all’epoca aveva un anno, per un compenso da 50mila euro. Per difendere il primogenito ( è sempre Odevaine che parla) il capitano giallorosso avrebbe pagato in nero, fino all'anno scorso, sei agenti della Polizia municipale del gruppo Pronto intervento centro storico. È il retroscena che emerge dalle nuove carte dell'inchiesta "Mondo di mezzo", depositate dalla Procura alla vigilia dell'inizio del processo.
I carabinieri, però, hanno ridimensionato la storia confermando l’iniziale notizia del presunto tentato sequestro che però, al termine di indagini e intercettazioni, a detta dell’Arma non trovò riscontri. Resta dunque il mistero. Odevaine ne ha parlato con i magistrati nel carcere circondariale di Terni lo scorso 19 ottobre. L'ex vice capo di Gabinetto del sindaco Walter Veltroni, sott’inchiesta per corruzione, ha solo riferito la notizia avuta da Scala, a sua volta informato da un ultra. Non potendo contare sull'affidabilità delle agenzie private di sicurezza, Odevaine decise di rivolgersi ai vigili urbani che dipendevano dal suo Gabinetto e "Un giorno - comincia così il racconto di Odevaine - mi telefonò Vito Scala, il preparatore atletico di Francesco Totti, insomma il suo braccio destro, e mi disse: "Luca, ti posso venire a parlare?". Venne a parlarmi e mi disse che un tifoso ultrà della Roma, che era appena uscito dal carcere, era andato a dirgli che gli avevano offerto 50 mila euro per rapire il figlio di Francesco Totti. Allora ne aveva uno, mi pare avesse un anno, e disse: "io adesso francamente.. lui sostiene che non lo farà, si è rifiutato, era sì un bandito, ma di fronte al capitano... Mi chiese se era possibile verificare se la cosa avesse qualche fondamento o fossero solo chiacchiere perché ovviamente il padre e la madre erano preoccupati. Io parlai con...»,un alto ufficiale dell’Arma e un alto dirigente della Questura «... che dopo un po’ mi confermarono che qualcosa c’era». Odevaine scelse però di non alzare troppo il polverone: «Quindi, senza portarlo, diciamo così, a livello di comitato dell’ordine pubblico e sicurezza e quindi affidare una scorta a un bambino così piccolo, Scala mi disse: "se tu c’hai un altro modo per proteggerlo sarebbe meglio, oppure se si possono rivolgere a un’agenzia privata". Loro si rivolsero a due o tre agenzie private, io chiesi al prefetto l’affidabilità di questi istituti privati, perché la Prefettura c’ha il controllo, fissa anche le tariffe, e lui mi disse: "guarda, su questi istituti privati non lo sappiamo"». A questo punto Odevaine pensò di affidarsi ai Pics (Pronto intervento centro storico), un gruppo di vigili urbani che dipende dal capo Gabinetto del sindaco e quindi dall’ufficio di cui all’epoca era responsabile: «Il capo Gabinetto ne aveva la disponibilità senza dover necessariamente passare per il comandante del corpo e quindi io lo ereditai questo gruppo quando presi quella funzione - spiega Odevaine ai pm nell’interrogatorio reso lo scorso 19 ottobre - Erano circa una ventina di persone che facevano in parte la scorta al sindaco, erano quelli che si incaricavano delle questioni un po' più delicate, appunto da gestire per conto del Gabinetto stesso (...) Quindi alla fine io dissi al capo di questo gruppo: "senti c’è qualcuno che vuole fare dell’extra lavoro?". Siccome gli stipendi comunali sono quelli che sono (...) Quindi loro come doppio lavoro, alla fine effettivamente è vero che sei di loro hanno svolto questa funzione, ma fuori dall'orario di lavoro e pagati direttamente da Totti, non pagati in straordinario dal Comune». Odevaine precisa ai magistrati che è lui stesso a fare da intermediario per i pagamenti tra i vigili e il giocatore della Roma: «Per un certo periodo questi soldi me li dava a me Francesco Totti, mi compilava un assegno tutti i mesi e poi io li davo a loro e poi dopo un po’ ho detto: "a me non mi piace questa cosa"». Durante l’interrogatorio, il pm chiede a Odevaine un chiarimento: «Quindi era un lavoro in nero che facevano questi?» e l’imputato conferma: «Sì, loro facevano il doppio lavoro, non nelle ore di servizio.
Si erano organizzati in turni e non nelle ore di servizio e credo che questa cosa sia cessata l’anno scorso quando poi... e alcuni di loro a quel punto erano in pensione. Credo sia cessata l’anno scorso quando Francesco Totti si è trasferito nella nuova casa, dove ha messo un sistema di videosorveglianza, poi i bambini vanno alla scuola americana dove c’è comunque... non ce n’era più bisogno». «Nel 2008 il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma ha svolto specifiche indagini finalizzate a verificare la fondatezza di notizie acquisite da persone dell’entourage del calciatore, circa un presunto piano di sequestrarne i bambini con finalità estorsive - si legge in un comunicato stampa diramato dall’Arma - Le indagini, effettuate anche con mirate attività tecniche e perquisizioni domiciliari delegate dalla Procura della Repubblica, dimostrarono l’infondatezza delle notizie in argomento».
È un giallo il tentativo di rapimento del figlio di Francesco Totti. Secondo Luca Odevaine, imputato nel processo di Mafia Capitale e all’epoca capo di gabinetto di Walter Veltroni, un ex detenuto, ultrà della Roma rivelò un piano per sequestrare il figlio del capitano. L’ultrà uscito di galera raccontò al braccio destro di Totti, Vito Scala - stando sempre a Odevaine - che gli era stato proposto un piano per prelevare il piccolo Cristian, che all’epoca aveva un anno, per un compenso da 50mila euro. Per difendere il primogenito ( è sempre Odevaine che parla) il capitano giallorosso avrebbe pagato in nero, fino all'anno scorso, sei agenti della Polizia municipale del gruppo Pronto intervento centro storico. È il retroscena che emerge dalle nuove carte dell'inchiesta "Mondo di mezzo", depositate dalla Procura alla vigilia dell'inizio del processo.
I carabinieri, però, hanno ridimensionato la storia confermando l’iniziale notizia del presunto tentato sequestro che però, al termine di indagini e intercettazioni, a detta dell’Arma non trovò riscontri. Resta dunque il mistero. Odevaine ne ha parlato con i magistrati nel carcere circondariale di Terni lo scorso 19 ottobre. L'ex vice capo di Gabinetto del sindaco Walter Veltroni, sott’inchiesta per corruzione, ha solo riferito la notizia avuta da Scala, a sua volta informato da un ultra. Non potendo contare sull'affidabilità delle agenzie private di sicurezza, Odevaine decise di rivolgersi ai vigili urbani che dipendevano dal suo Gabinetto e "Un giorno - comincia così il racconto di Odevaine - mi telefonò Vito Scala, il preparatore atletico di Francesco Totti, insomma il suo braccio destro, e mi disse: "Luca, ti posso venire a parlare?". Venne a parlarmi e mi disse che un tifoso ultrà della Roma, che era appena uscito dal carcere, era andato a dirgli che gli avevano offerto 50 mila euro per rapire il figlio di Francesco Totti. Allora ne aveva uno, mi pare avesse un anno, e disse: "io adesso francamente.. lui sostiene che non lo farà, si è rifiutato, era sì un bandito, ma di fronte al capitano... Mi chiese se era possibile verificare se la cosa avesse qualche fondamento o fossero solo chiacchiere perché ovviamente il padre e la madre erano preoccupati. Io parlai con...»,un alto ufficiale dell’Arma e un alto dirigente della Questura «... che dopo un po’ mi confermarono che qualcosa c’era». Odevaine scelse però di non alzare troppo il polverone: «Quindi, senza portarlo, diciamo così, a livello di comitato dell’ordine pubblico e sicurezza e quindi affidare una scorta a un bambino così piccolo, Scala mi disse: "se tu c’hai un altro modo per proteggerlo sarebbe meglio, oppure se si possono rivolgere a un’agenzia privata". Loro si rivolsero a due o tre agenzie private, io chiesi al prefetto l’affidabilità di questi istituti privati, perché la Prefettura c’ha il controllo, fissa anche le tariffe, e lui mi disse: "guarda, su questi istituti privati non lo sappiamo"». A questo punto Odevaine pensò di affidarsi ai Pics (Pronto intervento centro storico), un gruppo di vigili urbani che dipende dal capo Gabinetto del sindaco e quindi dall’ufficio di cui all’epoca era responsabile: «Il capo Gabinetto ne aveva la disponibilità senza dover necessariamente passare per il comandante del corpo e quindi io lo ereditai questo gruppo quando presi quella funzione - spiega Odevaine ai pm nell’interrogatorio reso lo scorso 19 ottobre - Erano circa una ventina di persone che facevano in parte la scorta al sindaco, erano quelli che si incaricavano delle questioni un po' più delicate, appunto da gestire per conto del Gabinetto stesso (...) Quindi alla fine io dissi al capo di questo gruppo: "senti c’è qualcuno che vuole fare dell’extra lavoro?". Siccome gli stipendi comunali sono quelli che sono (...) Quindi loro come doppio lavoro, alla fine effettivamente è vero che sei di loro hanno svolto questa funzione, ma fuori dall'orario di lavoro e pagati direttamente da Totti, non pagati in straordinario dal Comune». Odevaine precisa ai magistrati che è lui stesso a fare da intermediario per i pagamenti tra i vigili e il giocatore della Roma: «Per un certo periodo questi soldi me li dava a me Francesco Totti, mi compilava un assegno tutti i mesi e poi io li davo a loro e poi dopo un po’ ho detto: "a me non mi piace questa cosa"». Durante l’interrogatorio, il pm chiede a Odevaine un chiarimento: «Quindi era un lavoro in nero che facevano questi?» e l’imputato conferma: «Sì, loro facevano il doppio lavoro, non nelle ore di servizio.
Si erano organizzati in turni e non nelle ore di servizio e credo che questa cosa sia cessata l’anno scorso quando poi... e alcuni di loro a quel punto erano in pensione. Credo sia cessata l’anno scorso quando Francesco Totti si è trasferito nella nuova casa, dove ha messo un sistema di videosorveglianza, poi i bambini vanno alla scuola americana dove c’è comunque... non ce n’era più bisogno». «Nel 2008 il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma ha svolto specifiche indagini finalizzate a verificare la fondatezza di notizie acquisite da persone dell’entourage del calciatore, circa un presunto piano di sequestrarne i bambini con finalità estorsive - si legge in un comunicato stampa diramato dall’Arma - Le indagini, effettuate anche con mirate attività tecniche e perquisizioni domiciliari delegate dalla Procura della Repubblica, dimostrarono l’infondatezza delle notizie in argomento».