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    Roma-Ajax, le pagelle di CM: Calafiori e cuori, Dzeko torna Re. Pellegrini, prova da capitano

    Roma-Ajax, le pagelle di CM: Calafiori e cuori, Dzeko torna Re. Pellegrini, prova da capitano

    • Francesco Balzani
    Roma-Ajax 1-1

    Pau Lopez 5,5: Paura Lopez quando si tratta di giocare il pallone coi piedi. Il motivo di tale ossessione è incomprensibile anche ai Maya. Con le mani nel primo tempo ha ben poco lavoro da svolgere ma nella ripresa la sua uscita su Brobbey è decisamente troppo avventata e la respinta vanificata dal Var è insicura. Riflessioni sul futuro perché non  basta una rondine a far primavera.  

    Mancini 7: Riprende le impronte digitali a Neres dopo averlo pedinato per 90 minuti ad Amsterdam ma non si limita al solo compito di silenziare l’ala brasiliana. Al minimo rumore di sirena corre in soccorso dei compagni meno sicuri rivelandosi ancora una volta come uno dei migliori centrali italiani in circolazione. Da solo non può infondere sicurezza a tutta la squadra però. Giallo pesante che gli costa la semifinale. 

    Cristante 6: Come all’andata ci mette qualche minuto a individuare i movimenti di Tadic ma appena riposiziona il gps riesce a individuare buche e ingorghi con anticipo. Quando entra Brobbey deve resettare il sistema e non fa in tempo visto che il futuro attaccante del Lipsia lo beffa in velocità e poi lo va pure a prendere di petto.  Una scossa. 

    Ibanez 6: L’eroe di Amsterdam parte con una chiusura provvidenziale dopo quattro minuti scarsi su Anthony per poi commettere uno di quegli errori che insegnano a cancellare nelle giovanili. Gioca con paura e sbaglia ancora appoggi elementari così dalla mezz’ora in poi si mette a spazzare come se non ci fosse un domani. Meglio così. Nel finale molto meglio così.

    Karsdorp 6: Sapore d’orange per il biondo che somiglia a Ragnarok di Viking. Mantiene la posizione su Neres aiutato da Mancini anche se l’ala brasiliana balla un samba decisamente più veloce del suo portandolo a qualche sbandata di troppo. Si riprende con fatica, ma si riprende. 

    Veretout 5,5: Vede annullarsi un gol per fuorigioco e da quel momento fatica a trovare la posizione restando a metà tra i sospiri di gioventù di Gravenberch e Alvarez. Le maglie larghe non favoriscono il suo gioco ma pure lui potrebbe alzare l’asticella. Nella ripresa si consegna all’avversario e si becca un giallo. 

    Diawara 7: Si è ripreso un posto che sembrava essere scivolato via. La ragione sta nel rispetto delle mansioni difensive anche se il dialogo con Pau Lopez continua a essere difettoso. Pare quasi che il portiere si diverta a metterlo in difficoltà. Nella ripresa si prende il lusso di due break importanti ma deve sempre dare uno sguardo dietro. Lo fa con attenzione e maturità. 

    Calafiori 7: Alla Cruijff Arena era entrato a gara già scaldata e in certi contesti può essere un bene. Stasera Riccardo si presenta fuori dal tunnel già con maglietta e scarpini infilati.  Gioca con concentrazione e nervi tesi. Poi emula Spinazzola: prende palla, beffa mezza difesa e consegna a Dzeko un pallone d’oro. Tutti corrono verso quel ragazzo che è addirittura più grande dei suoi colleghi olandesi. Spazio ai giovani. Sempre. (81’ Villar sv).

    Pellegrini 7: Con il sottofondo dei fuochi d’artificio della Sud trova la prima ferita degli olandesi e prova a fare male in contropiede ma non affonda l’ascia come dovrebbe su Stekelenburg.  Altro strappo nella ripresa quando la Roma sembrava in balia dell’Ajax. Prova a togliersi la maschera per far vedere il suo valore pure in un top match anche se l’atteggiamento prudente della Roma non lo aiuta. Prova da capitano. 

    Mkhitaryan 6: Il ritorno di Re Henrikh arriva nella sera della grande battaglia. Parte con due baci sulla trequarti ma si accorge presto che bisogna fare qualche passo indietro e andare a lottare per meritare spazi. Perde la palla del potenziale 0-2 ma il fallo è evidente. Garantisce quella dose d’esperienza che serve in situazioni del genere. Anche se non sta benissimo e si vede. Ora riposino. (88’ Pedro sv: il tempo di perdere due palloni).

    Dzeko 7,5: Di bianco vestito sembra il Cigno dei giorni felici. Il tocco per Veretout è di nicchia ma il francese era in fuorigioco. La sensazione si scontra con una gara in cui il possesso palla è quasi tutto di marca olandese ma appena la palla arriva sui suoi muscoli assorbe sempre un tocco di magia. La prima in area poi profuma di sogni d’Europa. Un gol di quelli che pesano, di quelli che vanno considerati doppi, tripli e quadrupli. (81’ Mayoral 6,5: prende calci e falli fondamentali. E li restituisce pure).

    Fonseca 6,5:  L’approccio è chiaro: subisco poco e riparto per far male. Col passare dei minuti, e degli errori individuali, però il rischio sale e la Roma non sempre mostra sicurezze derivanti dal risultato dell’andata. Dopo lo svantaggio però arriva la scossa, la Roma riprende campo e coglie una semifinale storica che Paulo si porterà nell’album dei ricordi. Ovunque vada o non vada. Cambi rischiosi ma coraggiosi. 

    Ajax

    Stekelenburg 6: Da queste parti si è giocato (male) una parte di carriera. Stasera chiude bene su Pellegrini un paio di volte per poi mostrare a Pau Lopez come si gioca coi piedi. Nella ripresa si ritrova Dzeko davanti alla faccia. 

    Klaiber 6:  Venti minuti in cui mostra un buon tackle su Dzeko e qualche movimento sballato (22’pt Schuurs 6: lunghe leve e qualche sortita pericolosa).

    J. Timber 5: La scuola olandese è chiara. Nel bene e nel male. Sulla traversata di Calafiori si vede il male.

    Martinez 6: Gioca alto, altissimo. E non sempre lascia la camera in ordine.

    Tagliafico 5,5:  Tutta la verve che serve e qualche arrampicata su Dzeko, ma il bosniaco è di un’altra pasta.

    Álvarez 6: Come all’andata è il bilanciatore di manovra dell’Ajax. (23’st Kudus sv).

    Gravenberch 6,5: Sterile all’andata, stavolta mette spunti e classe. Nemmeno troppi. 

    Klaassen 6,5: Sa quando essere piuma e quando essere ferro.

    Antony 5: Prova a sfruttare le defaillance di Lopez coi piedi e di Ibanez in impostazione. Provoca tanto fumo ma i risultati della ricetta sono scarsi. (1’ st Brobbey 7: a vederlo c’è solo da chiedere a ten Hag il motivo di tanta panchina. Segna il gol della speranza e assicura profondità).

    Tadic 5,5: Deve farsi perdonare un errore pesante ma al primo pallone buono usa l’ammorbidente. Non è una prima punta. 

    Neres 5,5: Balla un samba rapido e imprevedibile. Mancini non ci casca, Karsdorp qualche volta sì. (83’ Idrissi sv).

    ten Hag 5,5: Tanto possesso ma poca cattiveria, come all’andata. Nella ripresa entra Brobbey e le cose cambiano. Troppo tardi però. Deludente. 
     

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