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Roma, 4-1 immeritato: Lazio mai doma
Nel primo tempo la supremazia della Roma su una Lazio quasi inesistente è stato quasi totale. Alla fine del primo tempo il vantaggio di 1-0 (El Shaarawy di testa su assist di Digne) poteva essere triplicato, se solo Pjanic prima e Nainggolan poi avessero di poco raddizzato la mira rispettivamente al culmine di un tiro potente (palo) e di una preparazione al limite da autentico centravanti.
Senza Dzeko per scelta tecnica e, naturalmente, senza Totti e De Rossi, la Roma di Spalletti si è mostrata per quello che è: la preferita dall’allenatore e la più redditizia in termini di risultato. Qual è il suo segreto? Probabilmente non averne. E’ noto a tutti, infatti, che è la mancanza di punti di riferimento a permettere alla Roma di impadronirsi degli spazi tra le linee di schieramento. La Roma, si sa, ha i giocatori capaci sia per questa attività, sia per affrontare con felicità di sintesi tanto la fase offensiva che quella difensiva. Salah ed El Shaarawy sull’esterno, Perotti e Nainggolan centralmente hanno messo la Lazio nelle precarie condizioni di difendere uno contro uno, cioé a sistema puro.
L’ingresso di Dzeko dopo quasi un’ora di gioco al posto di El Shaarawy è stato il segnale che Spalletti ha voluto dare all’avversario Pioli e ad un primo significativo accenno di crescita della Lazio. Il tecnico biancoceleste aveva da poco sostituito Matri con Klose e Candreva con B. Keita. E poco dopo la Roma ha raddoppiato: Perotti ha colpito il palo e sulla respinta proprio Dzeko ha messo dentro di interno.
Merito del cambio di Spalletti? Magari solo fortuna, ma l’intuizione c’è stata. Ed è stato su quel doppio vantaggio che si è decisa la partita.
C’è da dire, infatti, che Pioli ha scosso la Lazio facendole cambiare ritmo e atteggiamento. Tanto è vero che, pur sotto di due gol, prima i biancocelesti hanno minacciato la Roma con due pali (Hoedt e Parolo, deviato da Szczesny) e poi l’hanno avvicinata con il gol di Parolo (1-2) su cui è stato gigantesco Klose (sponda) e pessimo il portiere della Roma (uscita sbagliata). In mezzo un calcio di rigore sul Keita laziale per intervento di Manolas che sta accendendo le discussioni non solo di laziali e romanisti, nonostante la nettezza del risultato finale.
Cosa è accaduto per determinare l’1-4 finale? Ovviamente che la Roma ha segnato ancora, con Florenzi e Perotti. Ma quel che va detto è che l’1-3 è arrivato nel momento di massima difficiltà dei giallorossi, quasi alle corde e pronti e alla resa, di fronte alle incursioni di Keita Baldé. Non è un caso che un attimo prima del gol del capitano (esordio nel derby con la fascia e gol pressoché decisivo), Spalletti aveva riveduto lo schieramento: fuori Salah, un attaccante, e dentro Zukanovic, un difensore per arginare proprio Keita e Klose. Tutto questo è accaduto perché Spalletti aveva sbagliato ad avvicendare l’infortunato Nainggolan con Iago Falque che aveva tolto equilibrio alla squadra e lasciato grandi spazi ai redivivi centrocampisti della Lazio e a Parolo in particolare.
Ma naturalente come si vince il derby non ha importanza. E Roma è giallorossa per la seconda volta in stagione.
Resta una domanda. Saprà raggiungere il Napoli? A meno quattro in classifica e con lo scontro diretto in casa è una tentazione da non ripudiare.