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    Roma, 31 gennaio terribile: Gerson blocca il mercato, il Comune lo stadio

    Roma, 31 gennaio terribile: Gerson blocca il mercato, il Comune lo stadio

    • Francesca Schito
    Da un giorno di speranza a una giornata da incubo. Il 31 gennaio 2017 rischia di trasformarsi in una data cruciale per il presente e per il futuro della Roma. Prima la mazzata relativa allo stadio, con il comune di Roma che continua a mettersi di traverso su un progetto già approvato dalla precedente amministrazione, poi quella della mancata cessione di Gerson al Lille. Due fronti diversi ma comunque pesanti per la società.

    GERSON, IL PADRE, QUEI 5 MILIONI IN MENO - Per il giovane brasiliano in Francia era tutto fatto. Accordo trovato con la società transalpina, il viaggio del calciatore con il padre per andare a siglare il contratto. Soprattutto, per la Roma, il prestito oneroso di cinque milioni. Un tesoretto preziosissimo per le ultime ore di mercato, sul quale Frederic Massara contava per provare a dare l'assalto a uno dei possibili colpi last-minute. Un'ampia schiera di nomi, da Giaccherini al duo del Sassuolo Defrel-Pellegrini. I retroscena del giorno successivo alla chiusura - in negativo - dell'affare hanno dell'incredibile: il padre di Gerson, Marcao, avrebbe detto no al trasferimento, ritenendo la città di Lille poco adatta al figlio. Per il secondo gennaio consecutivo, i piani della Roma si sono scontrati con quelli di Marcao: un anno fa fece infatti saltare il prestito al Frosinone, preferendo il ritorno in patria. Senza quei cinque milioni, la dirigenza giallorossa si è trovata spalle al muro, chiudendo il mercato con il solo ingresso di Grenier.

    LO STADIO, BERDINI E UN PROGETTO A META' - ​Meno influente nel brevissimo termine ma assolutamente fondamentale sul medio-lungo periodo è invece il progetto del nuovo stadio della Roma, ormai sempre più vicino ai contorni di un'infinita telenovela. La giornata di ieri doveva essere l'ultima della Conferenza dei Servizi in Regione, in realtà si è trasformata nell'ennesima tappa interlocutoria. Il Comune di Roma ha chiesto e ottenuto un rinvio, l'ultimo possibile, di altri 30 giorni. La parola conclusiva dovrà essere necessariamente scritta il prossimo 3 marzo, in un senso o in un altro. All'interno dell'amministrazione pentastellata, le fazioni sarebbero due: si va dai "duri e puri", guidati da Paolo Berdini, assessore all'Urbanistica, che bocciano in toto il progetto giallorosso, a un'altra sponda più conciliante, che darebbe l'ok al progetto in cambio di una riduzione delle cubature. Virginia Raggi spinge per la seconda opzione, anche se il Comune deve ora studiare con esattezza quali modifiche richiedere all'archistar Dan Meis e alla Roma. "Sarà un mese importante per avere uniformità di pareri in Conferenza dei servizi, tutti gli enti devono completare le procedure urbanistiche di competenza", ha dichiarato Michele Civita, l'assessore al Territorio della Regione Lazio. Quel che è certo è che per la Roma sarà un mese decisivo. In caso di no del Comune al progetto, la società potrebbe chiedere al Governo di esercitare poteri sostitutivi sulla vicenda e, soprattutto, rivalersi da un punto di vista economico sul Comune. Non è stato un 31 gennaio da ricordare.

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