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Rocchi: 'Il Var non è la moviola! Ecco cosa bisogna fare per renderlo migliore'
E averlo cambia l’approccio?
"No. Il mio obiettivo è non usare la tecnologia: cerco di non averne bisogno, di recente ci son riuscito. Ma so che se devo usarla, mi ripara un errore. È un vantaggio, se lo vedi come un muro lo userai sempre male".
Eppure tanti si lamentano.
"Il vero problema è la linea di intervento. Su questo, tutti ci lasciamo le penne: a volte sei troppo interventista, altre troppo poco. Da Var puoi creare una tensione all’arbitro o puoi levargliela. Ma nella cabina sei solo, con un assistente, ed è difficile capire il momento. Nei raduni ci diciamo sempre che il Var non deve essere amico dell’arbitro. Se gli vuoi bene rischi inconsciamente di non volergli far fare una figuraccia e non correggi un errore che potrebbe salvargli la partita. Ma il Var non è la moviola: deve riparare il chiaro errore, non infilarsi in situazioni discutibili".
Più facile fare l’arbitro o il Var?
"L’arbitro lo faccio da 30 anni, è la cosa con cui sono cresciuto: vai d’istinto, devi fidarti dell’impressione. Il Var è concettualmente l’opposto: vedi una cosa e poi fai una ricerca analitica, quasi maniacale su telecamere e angolazioni per trovare ciò che non hai visto. Un classico errore da Var, e mi è successo, è che vedi una cosa e dici: rigore. E se l’operatore non è bravo a darti subito l’immagine con l’angolazione giusta per valutare da un’altra prospettiva, puoi sbagliare.I Var migliori sono quelli che riescono ad andare alla ricerca di queste cose qui".
E chi sono?
"Verrebbe facile dire che il più bravo è Irrati visto che è anche stato scelto per la finale dei Mondiali. Poi i giovani sono più bravi dei vecchi, forse perché più aperti".
Un arbitro bravo come usa la tecnologia?
"Dopo aver deciso devi aprire la mente e dire subito: avrò mica sbagliato? Sennò magari rischi di convincere il tuo collega al Var che hai ragione tu e lo porti in errore o gli togli la forza di intervenire. Poi, devi essere bravo a richiudere la mente senza farti condizionare dall’aver visto male".
Lei scinderebbe i due ruoli?
"Il segreto dei Mondiali, arbitrati molto bene, è anche che chi faceva il Var faceva solo quello: scinderli ha funzionato. Ero dubbioso, molti arbitri il Var non lo avevano usato mai. Ma nella cabina, in quattro, è stato più facile essere omogenei".
Oggi al "chiaro errore" è stato aggiunto l’aggettivo "obvious", evidente: cosa cambia?
"Nulla, rafforza il concetto. Ma ciò che per me può non essere chiaro errore magari per l’allenatore o il tifoso lo è perché gli cambia la partita. È la soggettività".
Come nei falli di mano?
"Il regolamento oggi parla di volontarietà e io devo seguire quello. Ma se lo stesso intervento per me è volontario e per un mio collega no, chi ha ragione? Tutti e due, o nessuno. Così chi vuol far polemica ci si inserisce facilmente".
Le piace il Var in Champions?
"La Champions è il torneo dove si gioca meglio, più è alta la qualità più è facile arbitrare. Se in A un errore pesa 80, lì pesa 100".
La Figc sceglie il presidente, e per il futuro si parla di togliere il voto agli arbitri. "Non voglio far politica. Dico che gli arbitri devono essere valutati dagli arbitri. L’autonomia è una cosa indispensabile".
Favorevole a spiegare gli errori in tv?
"Oggi la comunicazione è centrale, ma non tutti abbiamo spalle larghe per spiegare un errore: un giovane di fronte all’errore in tv può andare in difficoltà, va protetto".
I giocatori più difficili da arbitrare?
"Chi esaspera: non i simulatori, ma chi crea tensioni dove non ci sono".
Il più leale?
"Maldini, forse la mia prima a San Siro. Fischio un fallo contro il Milan, i giocatori mi vengono contro e lui: ragazzi tranquilli, ha visto bene".
C’è un ruolo che le piace?
"Il portiere. È come l’arbitro, se sbaglia, paga. Mi sento affine".
Come si decide di diventare arbitro?
"Passione, magari ti accorgi di non essere bravo abbastanza a giocare e scegli un punto di vista nuovo. Io ho deciso a 15 anni: non avevo grande senso di giustizia, ora è forte. Serve: la gente s’arrabbia solo se vede che sei disequilibrato".