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Rocca: 'Striscione su Zaniolo? Ho dato una gamba per la Roma, ma nessuno mi ha chiamato. Io come Mia Martini'
Francesco Rocca, ex difensore della Roma degli anni '70 e '80, protagonista suo malgrado dello striscione riservato da alcuni ultras della Lazio a Nicolò Zaniolo alla vigilia dell'ultimo derby ("Zaniolo come Rocca, zoppo de Roma"), ha rilasciato un'intervista a Il Corriere dello Sport.
"La mia vita è stata forgiata dal dolore, cosa vuoi che mi tocchi uno striscione? E comunque basta parlarne, ho perdonato e chiuso. Mai odiato nessuno e mai lo farò. Il tifo per me è gioia e passione, chi fa altro non entra nel mio mondo", ha dichiarato Rocca.
Sugli attestati di solidarietà ricevuti: "La Roma non mi ha chiamato, me lo sarei aspettato. Se soffro per una claudicanza è stato per quella maglia. Ho dato una gamba per la Roma, con la società non ho niente a che fare da una vita".
Sui problemi avuti anche da allenatore: "Avevo 37 anni quando Azeglio Vicini mi nominò responsabile della preparazione atletica della Nazionale ai Mondiali del '90: arrivammo terzi senza subire un infortunio muscolare e senza mai abbassare la tenuta. Alcuni giocatori mi accusavano coi club di non farli mangiare, di farli tornare indietro con 3 chili in meno... Fatemi fare un confronto con un nutrizionista, un fisiologo, un ortopedico! La mia storia come quella di Mia Martini? E' vero, io come lei sono stato devastato dalla cattiva nomea. E' un onore per me questo accostamento, solo dopo la sua morte ho capito quanto fosse grande".
"La mia vita è stata forgiata dal dolore, cosa vuoi che mi tocchi uno striscione? E comunque basta parlarne, ho perdonato e chiuso. Mai odiato nessuno e mai lo farò. Il tifo per me è gioia e passione, chi fa altro non entra nel mio mondo", ha dichiarato Rocca.
Sugli attestati di solidarietà ricevuti: "La Roma non mi ha chiamato, me lo sarei aspettato. Se soffro per una claudicanza è stato per quella maglia. Ho dato una gamba per la Roma, con la società non ho niente a che fare da una vita".
Sui problemi avuti anche da allenatore: "Avevo 37 anni quando Azeglio Vicini mi nominò responsabile della preparazione atletica della Nazionale ai Mondiali del '90: arrivammo terzi senza subire un infortunio muscolare e senza mai abbassare la tenuta. Alcuni giocatori mi accusavano coi club di non farli mangiare, di farli tornare indietro con 3 chili in meno... Fatemi fare un confronto con un nutrizionista, un fisiologo, un ortopedico! La mia storia come quella di Mia Martini? E' vero, io come lei sono stato devastato dalla cattiva nomea. E' un onore per me questo accostamento, solo dopo la sua morte ho capito quanto fosse grande".