Robinho: Milan, perché non lo vendi?
Il Robinho che durante Sampdoria-Milan è subentrato ad El Shaarawy al 66' è un giocatore impresentabile. Fisicamente, l'attaccante brasiliano non è assolutamente all'altezza: lento, impacciato, leggermente sovrappeso. Cos'altro aspettarsi, d'altronde, da un elemento che, parole firmate Massimiliano Allegri, a cavallo della sosta natalizia "non si è allenato per venti giorni"?
I fatti sono questi, innegabili. Sicuro di tornare in Brasile, Binho infatti ha messo i remi in barca, visto che nel suo paese natale in questo momento non si gioca, in attesa dei prossimi campionati statali, che come sempre, ogni anno, precedono il campionato federale.
Zero preparazione fisica, dunque. Ma anche la testa è da un'altra parte: a Santos precisamente. Il desiderio della punta di São Vicente, classe 1984, è infatti noto e dichiarato: tornare nella squadra che lo ha lanciato nel grande calcio e che lo ha reso famoso. Il problema, del Santos, è che (finora) non è stato in grado di assecondare la richiesta economica del Milan: 10 milioni di euro. Una cifra che un altro club brasiliano, il Flamengo, è invece riuscito a racimolare. Ma in quel caso è stato Robinho a dire no, dato che il suo pensiero è unico: Santos subito o niente.
A questo punto, è lecito porre al Milan una domanda: è conveniente tenere nella propria rosa un giocatore in questo stato (soprattutto mentale, perché la preparazione fisica la si può sempre rifare), un giocatore che in questo momento è completamente avulso dal progetto Milan, perché concentrato su altri pensieri?
O non sarebbe meglio cederlo, anche solo per sette milioni? Per poi buttarsi alla ricerca immediata, sul mercato, di un attaccante più motivato e che voglia, fortissimamente, una cosa sola: giocare per il Milan.