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    Roberto un po' traditore, Lorenzo trascinatore: i fratelli Insigne svegliano un Napoli presuntuoso

    Roberto un po' traditore, Lorenzo trascinatore: i fratelli Insigne svegliano un Napoli presuntuoso

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    Prima senza senso, poi discreta, poi a tratti appassionante, persino un po’ struggente nel finale questo derby di famiglia. Sì, perché Benevento-Napoli è stato soprattutto il derby dei fratelli Insigne, protagonisti indiscussi di questa partita. Segna Roberto, pareggia Lorenzo, infine decide Petagna, il quale di prepotenza s’immischia, come dire: in questi affari di famiglia. Vince il Napoli in rimonta, dunque. E in attesa di sapere come andrà a finire la storiaccia con la Juve, vola a punteggio pieno. Quattro su quattro i suoi successi e, almeno in parte, cancellata la grande delusione dell’esordio europeo con l’Az. Sì, c’era curiosità per questo Napoli dall’identità ancora incerta, diviso com’è e come resta, a metà tra il capolavoro in campionato contro l’Atalanta e il fiasco dell’esordio in Coppa. Ma l’avvio non è di gran conforto per Gattuso. Il Napoli, infatti, è lento ed involuto; non trova spazi per la pressione giallorossa - asfissiante ma corretta - e non sa fare di meglio che giocar palla in orizzontale, quando non addirittura peggio: giocandola, cioè spesso  all’indietro. Non va, insomma, il Napoli che s’illumina soltanto quando s’accende Insigne. Lorenzo Insigne, l’unico che sembra avere da dire qualcosa in questa squadra.

    Assai più ordinato il Benevento, che dimostra, al contrario degli azzurri, di avere un’idea di gioco: difesa alta quando può, attesa del portatore avversario nella propria metà campo, poi rubapalloni subito in azione e ripartenze feroci negli spazi larghi che il Napoli concede. Fa quello che può, insomma, il Benevento. E quello che può lo fa con grande applicazione. Lo fa bene, insomma,  seppure favorito dal ritmo “guancia a guancia degli azzurri”. Che cos’è quella del Napoli: presunzione, forse? Oppure quell’ultimo largo e bel successo in campionato è stato l’esaltazione d’un momento e basta? Il dubbio resta. Ma, cert’è il Napoli non piace. O, almeno, non è quello che t’aspetti: cacciatore di punti e di riscatto dopo aver sbagliato tutto con l’Az. 

    Cosicché per un quarto d’ora non succede niente. Non si “sfiorano” neppure Inzaghi e Gattuso, con il napoletano, però, assai più insoddisfatto, perché quel gioco in orizzontale offende le sue idee e pure le qualità del suo centravanti, Osimhen, il quale aspetta ben diciassette minuti per vedere il pallone da vicino, Per vederlo, per toccarlo, per mandarlo in porta. Ma non vale: fuorigioco e punto e a capo. Un bagliore. Come quello di Lozano (22’), affondato in area da Foulon. Sarebbe rigore, così sembra, ma Doveri non vede e il Var, chissà perché, non interviene. Ma tant’è. Almeno  sino alla mezz’ora, quando diventa vincente la ripartenza giallorossa: è Lapadula a infilarsi nello spazio e a cercare Roberto Insigne al centro; Manolas rinvia ma ridà palla a Lapadula che stavolta non ha difficoltà a trovare solo e smarcato il più giovane degli Insigne a tre o quattro metri da Meret. E non sbaglia, il giovanotto, che il suo primo gol in A lo fa proprio al Napoli e proprio a suo fratello. Sono le incredibili storie del pallone, queste. Già, ma proprio quel gol un poco “traditore”, prende per la maglia il Napoli e lo scuote. Perché da quel minuto in poi, da quel gol in poi, da quello schiaffone in poi, la partita cambia. E cambia perché Insigne, Lorenzo questa volta, non ci sta ad essere sfottuto quando torna a casa. Se il Napoli sale di ritmo, se migliora il proprio gioco, se ora si fa temere, infatti, il merito è del suo capitano non più convalescente e ritrovato. “Seguite me”, sembra dire Lorenzinho al resto della squadra. E questo accade. Il Benevento s ‘accartoccia, s’abbassa, rincula, si piega alla presenza adesso prepotente degli azzurri e non è un caso che arrivi pure il gol. E che a segnarlo sia proprio il capitano. Ma neppure questo, vale. Fuorigioco pure stavolta e tutto da rifare. Ma il Napoli è lanciato,  ormai. E Insigne pure. Anzi, lanciatissimo. Tant’è che al sessantesimo confeziona un supergol: un sinistro - sinistro! - terra aria che batte sotto la traversa e ricadendo supera la riga. Pari sacrosanto. Giusto, questo è certo.

    E il Benevento? Inzaghi avverte la puzza di bruciato e cambia tutto. In dieci minuti ne cambia addirittura cinque e ridisegna le posizioni in campo. Dal quatro-tre-tre passa al tre-cinque-due. Già, ma Gattuso che sente odore di possibile successo replica immediatamente:  fuori Lozano e Mertens e dentro Politano e Petagna. E la scelta, l’esperimento del doppio centravanti (Osimhen-Petagna) paga. E come paga! Neppure dieci minuti, infatti, e proprio i due ultimi arrivati confezionano il gol del sorpasso. Politano in fuga a destra e passaggio basso ed arretrato per Petagna che col destro - col destro! - e non senza colpe da parte di Montipò, firma il suo primo gol in maglia azzurra. Giusto così, probabilmente. Anzi, sicuramente, anche se poi all’ultimo secondo, all’ultimo coraggioso assalto giallorosso, tocca a Meret mettere il sigillo alla vittoria.

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    IL TABELLINO

    Benevento-Napoli 1-2 (primo tempo 1-0)

    Marcatori: 30' R. Insigne (B), 60' L. Insigne (N), 67' Petagna (N)

    Benevento (4-3-2-1): Montipò; Letizia, Glik, Caldirola, Foulon (63' Maggio); Ionita, Schiattarella, Dabo (63' Improta); R. Insigne (77' Di Serio), Caprari (53' Tuia); Lapadula (63' Sau). All. Inzaghi

    Napoli (4-2-3-1): Meret; Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Mario Rui; Ruiz (87' Lobotka), Bakayoko (73' Demme); Lozano (57' Politano), Mertens (57' Petagna), L. Insigne (87' Ghoulam); Osimhen. All. Gattuso

    Arbitro: Doveri di Roma 1

    Ammoniti: 45' Caprari (B), 57' Foulon (B), 85' Glik (B), 95' Politano (N)  

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