Rivera, il golden boy insultato da Albertosi e il 'vecchio' vecchio, Esteban Cambiasso
GIANNI RIVERA, 1943, ex centrocampista di Alessandria e Milan, detto Golden Boy e, da Gianni Brera, l'Abatino. E' stato, nel 1969, il primo Pallone d'oro italiano. Nel 1972-73 è stato, insieme a Pulici e Savoldi capocanniere della Serie A (17 gol) . Prima di lui l'unico centrocampista a riuscirci era stato Valentino Mazzola nel 1947 E' stato deputato per 4 legislature e Sottosegretario alla Difesa, anche se lui avrebbe preferito quello al Centrocampo (battutaccia). Ha cambiato più formazioni politiche che squadre (DC, Patto Segni, Rinnovamento italiano, i Democratici, Democrazia e Libertà, Margherita, Rosa per l'Italia) "non corre tanto, ma se io voglio avere il gioco, la fantasia, dal primo minuto al novantesimo l'arte di capovolgere una situazione, tutto questo me lo può dare solo Rivera con i suoi lampi. Non vorrei esagerare, perché in fondo è soltanto football, ma Rivera in tutto questo è un genio" (Nereo Rocco). "Penso che Rivera sia un grandissimo stilista, molto intelligente e, come tale, in grado sempre di intuire quale sia la situazione migliore per sé. Non sa correre, non è un podista, altrimenti sarebbe un grandissimo interno. Invece lui per me è un mezzo grande giocatore “ (Gianni Brera) Ai mondiali de 66 fu considerato unodei responsabili della debacle con la Corea. Dopo Mexico 70 invece fu messo sotto accusa il CT Valcareggi per la staffetta con Mazzola e per i famosi 6 minuti della finale col Brasile. Nella mitica Italia- Germnia 4-3 realizzò il quarto gol, decisivo. Lo aveva promesso ad Albertosi, che voleva strangolarlo per essersi scansato, stando vicino al palo, in occasione del terzo gol tedesco.
Calcio d’angolo per la Germania. Rivera si piazza davanti al palo. Insolito, per un attaccante. In quella zona dovrebbe esserci un difensore.
“Che ci fai lì, levati!” esclama Albertosi. “Tranquillo, ci penso io”.“Vedi che se segnano è colpa tua”. Muller incorna di testa. Il pallone sfila verso l’angolino coperto da Rivera. “Tua!” grida il portiere ma Rivera non capisce, non sente, è distratto. Di certo l’istinto da attaccante non aiuta. Il giocatore si scansa. Il pallone si infila tra lui e il palo. E’ gol, i tedeschi riacciuffano il pareggio. Un’immagine più di ogni altra rende l’idea della tragedia. Rivera che abbraccia il palo, disperato; la testa china in segno di vergogna. Albertosi pietifricato e a mani tese. Sembra chiedere: “che cosa hai combinato?”. Certo le parole che usciranno da lì a qualche secondo sarebbero state assai meno gentili. “Gliene dissi di tutti i colori. Lo feci proprio vergognare” ricorda ancora oggi Albertosi. Gli insulti e le accuse, inasprite dalla tensione e dall’agonismo, fecero il loro effetto.“Ho un solo modo per rimediare, vado a fare gol”. "il mio rapporto con la Nazionale è stato abbastanza complicato [perché] quando giocavo io la Federazione seguiva una linea politica imposta dai giornali più influenti [...]. La formazione della Nazionale era fatta da una "cupola" giornalistica che aveva a capo Gualtiero Zanetti, il direttore della Gazzetta dello Sport". "il Milan allora non aveva peso politico, non aveva rapporti con questa struttura [] queste ingerenze mi sono sempre sembrate fuori luogo e non l'ho mai nascosto. Ma Zanetti era un vero "Federale", e uso il termine come si usava nel ventennio: diciamo che non gradiva il dissenso. E me l'ha fatta pagare finché ha potuto". Nel marzo 1972 le pesanti dichiarazioni polemiche contro il designatore arbitrale Giulio Campanati gli costarono 3 mesi e mezzo di squalifica. Nell'aprile 1973 attaccò invece l'arbitro Concetto Lo Bello. Ogni volta che ci sono le elezioni per il Presidente della FIGC viene indicato come possibile candidato
ESTEBAN CAMBIASSO, 1980, centrocampista argentino dell'Olimpiakos. detto «Cuchu» che in spagnolo rioplatense vuol dire "vecchio" dal nome di un personaggio della televisione argentina “Per Esteban non mancarono le critiche rivolte a me e Branca. Trattammo direttamente a Madrid nell'abitazione del compianto Bronzetti, e nonostante i dubbi che un po' tutti nutrivano verso il Cuchu per il fatto che era una riserva del Real, lo scegliemmo ugualmente. E diciamo che non andò poi così tanto male” (Lele Oriali) Scaricato dall'Inter dopo 10 anni, nel 2014 passò al Leicester e fece l'errore di non restare una seconda stagione Quando Claudio Ranieri l’ha chiamato per convincerlo a rinnovare per un’altra stagione con i futuri campioni d’Inghilterra, il Cuchu ha preferito declinare l’offerta, anche perché tutto poteva immaginarsi fuorché di diventare protagonista di una delle favole più incredibili della storia del calcio. “Potevo restare a Leicester, ma sono stato io a liberare Ranieri: 'Non posso dirti sì subito'.” Alla ricerca di nuove esperienza dopo aver vinto tutto il possibile all’Inter, non riteneva abbastanza stimolante (essendo suo obiettivo proprio quello di diventare allenatore) l’idea di trovare un tecnico che già aveva avuto in carriera proprio in nerazzurro. Così la sua scelta è andata sull’Olympiacos che gli avrebbe garantito un’ultima passerella in Champions. “Mi definisco un giocatore che ha sempre giocato per la squadra. Non ho mai giocato dove volevo, ma dove mi metteva l'allenatore. Però guardate come sono le cose: in Argentina mi vedono come un volante offensivo, mentre in Italia sono considerato uno dei giocatori più tattici del campionato. Ovvero, stare attento in difesa quando la squadra attacca, aiutare l'attacco quando c'è meno potenziale offensivo. Di solito mi capita di giocare in squadre con un gran peso offensivo. Comunque, mi sento meglio più sono in mezzo al campo. Ho il campo di fronte, posso sfruttare la visione di gioco. Sulla fascia ho meno risorse, la velocità non è il mio forte.“ E' anche il giocatore che, dopo Messi, ha conquistato più titoli nella storia del calcio argentino: 24, uno più di Alfredo Di Stefano. E' fratello minore di Nicolas, portiere
Buon compleanno anche a
DUSAN BASTA, 1984, terzino destro serbo della Lazio
RICHARD LASIK, 1992, centrocampista slovacco neoacquisto dell'Avellino, al Brescia dal 2012 al 2014
IGOR CORONADO, 1992, attaccante brasiliano del Trapani
LUCAS FINAZZI, 1990, centrocampista brasiliano svincolato dall'1 luglio scorso. Ex di Chievo, Lumezzane, Brescia, Grosseto, Cremonese, Melfi
GLEISON PINTO DOS SANTOS, 1981, difensore brasiliano, svincolato dall'1 gennaio 2015, ex di Atalanta, Monza, AlbinoLeffe, Genoa, Reggina. Fa parte degli Atleti di Cristo JEAN-ARMEL DROLE', 1997, ala destra ivoriana del Perugia
GIANNI MANFRIN, 1993, terzino sinistro dell'Alessandria, in prestito dal Chievo
FACUNDO LESCANO, 1996, attaccante argentino del Torino, rientrato dal prestito al Monopoli
M'BALA NZOLA, 1996, attaccante francese del Perugia. Probabilmente verrà soprannominato “Gorgo” (battutaccia)
JAN PETERS, 1954, ex centrocampista olandese di Genoa, dal 1982 al 1985, e Atalanta (1985-86) Il suo acquisto fu suggerito da Krol
BRUNO BACCHETTA, 1944, ex centrocampista di Omegna, Milan, Genoa, Perugia
DANIELE GOLETTI, 1958, ex portiere di Samt'Elena Quartu, Cagliari, Taranto, Fasano, Trani, Latina, Viterbese DOMENICO LABROCCA, 1952, ex difensore di Casertana, Lazio, Siracusa, Catania, Ancona, Fermana. Nel 1973-74 si laureò Campione d'Italia con la Lazio, pur non disputando neppure una partita
FRANCO PAVONI, 1942 ex terzino di Salernitana, Lecce, Internapoli, Catanzaro, Cosenza
JUST FONTAINE 1933, attaccante francese. Fu capocannoniere ai Mondiali del 1958 con 13 reti in 6 partite, record tuttora imbattuto
Il 18 agosto erano nati anche
GIORGIO FERRINI 1939- 1976, ex centrocampista. Detto “la Diga”. E' stato una delle bandiere del Toro. Con 566 partite, dal 1959 al 1975, detiene il record di presenze con la maglia granata. Smise di giocare nel 1975 e diventò il vice di Radice nell'anno dello scudetto, Poi fu colpito da due emorragie celebrali e morì l'8 novembre 1976 «Da giovanissimo, nelle mie prime partitelle d'allenamento con la prima squadra venivo sempre marcato da Giorgio Ferrini che, per obbligarmi a tenere i gomiti alti, mi riempiva di pugni ai fianchi. Un giorno non ce la feci più e con un gomito troppo alto colpii Giorgio al naso facendolo sanguinare. Lui allora mi disse. "Adesso sì che sei del Toro".» (Paolo Pulici)
ROBERTO ROSATO, 1943-2010, detto Faccia d'Angelo, difensore di Torino, Milan, Genoa, Aosta. Col Milan vinse Campionato, Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e 2 Coppe delle Coppe. Con la nazionale vinse l'Europeo 1968 e arrivò secondo a Mexico 70. Famoso un suo salvataggio sulla linea nella mitica Italia-Germania 4-3.