ZUMAPRESS.com
Ristovski a CM: 'Io rinato grazie a Pandev. Prima sognavo il Parma, ora ho scritto la storia. Leao? Che affare!'
Che sogno sarebbe andare al Mondiale in Qatar?
"Dopo aver conquistato la qualificazione all'Europeo ci presentiamo agli avversari con uno spirito diverso. In questi anni dobbiamo approfittare della qualità che abbiamo in campo, ora non ci nascondiamo ma ce la giochiamo sempre. Oggi non è più la Macedonia di cinque anni fa, abbiamo giocatori in Premier League, in Liga e in Serie A: abbiamo alzato l'asticella".
Come viene visto il calcio in Macedonia?
"Il campionato macedone è ancora tanto indietro rispetto al resto d'Europa. Io ho avuto la fortuna di andarmene il prima possibile, ma la situazione è quella che è: se c'è un talento deve andare via. La nazionale invece è in crescita, il ct ha creduto fin dal primo giorno che il nostro obiettivo potesse essere la qualificazione all'Europeo. L'ha fatto quando nessun'altro lo pensava. Oggi il gruppo ha più fiducia nel futuro".
Che emozione è stata qualificarsi per la prima volta all'Europeo?
"E' difficile spiegarla, la notte prima della gara decisiva abbiamo dormito sì e no 2 ore, Pandev ha avuto tutto il giorno le mani sudate dalla tensione. Sono momenti indimenticabili. Specialmente per me che sono in nazionale da anni e ho toccato il fondo con questa maglia. Solo noi sappiamo cosa abbiamo passato: gli stadi vuoti, la gente che ci sputava addosso... Adesso è cambiato tutto. La nascita della Nations League ci ha aperto una grande chance, vedrete che presto verrà fatto un documentario sulla nostra impresa".
Quant'è importante per la squadra avere un leader come Pandev?
"Goran è come Ibrahimovic al Milan, basta osservarlo in allenamento per imparare da lui. Qui lo amano tutti, è l'idolo indiscusso. Ci teneva molto ad andare all'Europeo, mi aveva detto che era pronto a dare via tutti i trofei conquistati in carriera in cambio della qualificazione".
Che rapporto ha con lui?
"Speciale, per me è come un padre. Quando ho vissuto il periodo più brutto in Italia, nel quale non sapevo dove andare, ho chiamato lui e Goran mi ha aiutato subito. Io avevo 19 anni e giocavo nel Crotone, guadagnavo poco e non ero felice: mi ha fatto ripartire da zero. Ma Pandev è sempre buono con tutti, non solo con me".
Tra i suoi compagni di nazionale c'è anche il napoletano Elmas.
"Gran talento, adesso deve sfruttare l'occasione di giocare in una big. Non deve arrabbiarsi perché trova poco spazio, è un ragazzo giovane e il suo momento arriverà. Serve solo avere pazienza, io ci sono passato allo Sporting Lisbona".
Con loro parla mai della Serie A?
"E' il campionato più bello al mondo, ne parliamo spesso. Elmas per esempio mi racconta sempre cosa fa Gattuso, dice che è un pazzo in senso buono e che gli mena. Io dico che fa bene...".
In Italia ha giocato con Parma, Crotone, Frosinone, Bari e Latina: qual è la squadra alla quale è rimasto più affezionato? "Da piccolo ero un grande tifoso della Juventus e sognavo di giocare in Serie A. Arrivai in Italia a 18 anni, feci un provino col Parma e dopo tre giorni firmai il contratto. Nel cuore però porterò sempre con me l'esperienza al Latina. Quell'anno veniva dalla C, sfiorammo la promozione in A sfumata solo ai playoff. L'ambiente era stupendo, lì è iniziata la mia vera avventura nel calcio".
Nella sua esperienza italiana ha vissuto anche il fallimento del Parma. Ci racconta com'è andata?
"L'anno prima avevo rinnovato il contratto per cinque stagioni perché avevo fatto molto bene in prestito al Latina. Avere una possibilità in gialloblù era il mio sogno, non mi importava l'ingaggio. Ma nella prima parte di stagione non ho trovato spazio così a gennaio sono tornato in prestito al Latina, poi il Parma è fallito e io mi sono ritrovato con il cartellino in mano".
Ha il rimpianto di non aver avuto un'occasione in gialloblù?
"No, perché per fortuna mi sono rilanciato alla grande. In quel periodo ero giovane e dovevo guardare avanti, non avevo il tempo di piangermi addosso".
A Parma ha giocato insieme a Cassano, che ricordi ha?
"E' un pazzo positivo, viveva di calcio. Arrivava sempre tre ore prima all'allenamento, poi purtroppo alcune volte sosteneva che nessuno lo capiva e faceva qualche pazzia. Mi colpì molto il fatto che si allenasse a parte, aveva il suo preparatore col quale lavorava e poi si univa al gruppo per la parte tattica".
A Bari invece è stato compagno di Caputo, oggi al Sassuolo.
"Con Ciccio siamo ancora in ottimi rapporti, ogni volta che segna gli mando sempre un messaggio. E' un amico vero, un bravo ragazzo. L'ultima volta che ci siamo visti è stata quando il suo Empoli venne a Lisbona per un'amichevole alla fine della quale ci scambiammo anche le maglie".
In questi anni ha avuto contatti per tornare a giocare in Italia?
"Qualcosa c'è stata, ma nel calcio serve anche fortuna. Prima di trasferirmi allo Sporting mi aveva cercato il Genoa, a gennaio sono stato vicino allo Spezia e in passato mi aveva chiamato anche l'Atletico Madrid in Spagna. Ma sono contento di essermi trasferito alla Dinamo Zagabria perché è un club che ha dimostrato con i fatti di volermi. Un giorno però mi piacerebbe tornare a giocare in Italia".
Qualche settimana fa con la Dinamo Zagabria avete eliminato il Tottenham dagli ottavi di Europa League.
"Ho scelto la Dinamo perché so quali sono gli obiettivi, vogliamo arrivare fino in fondo in Europa e lo stiamo dimostrando. Dopo aver perso l'andata 0-2 nessuno parlava di qualificazione, ma dentro di noi tutti credevamo che ribaltare il risultato fosse possibile. Ci abbiamo creduto fin dall'inizio. Sono partite che si vincono con la testa, devi restare concentrato per 90' perché contro giocatori come Bale, Kane e Son basta mezzo errore per prendere gol".
La Dinamo può davvero vincere l'Europa League? "Dobbiamo provarci senza avere paura di nessuno. Il Villarreal (prossimo avversario ai quarti, ndr) non deve spaventarci: se facciamo una prestazione come quella contro il Tottenham non ci ferma nessuno. L'obiettivo è arrivare il più avanti possibile, poi vedremo cosa succederà".
Se dovesse consigliare un giocatore della Dinamo ai club italiani?
Scelgo il capitano, Arijan Ademi. E' nel club da dieci anni e siamo anche compagni di nazionale, mi piace molto il suo carattere. Quando vedo uno come lui che tiene alla maglia e vive per lo spogliatoio mi carico ancora di più".
Nello Sporting è stato compagno di squadra di Rafael Leao, oggi al Milan.
"Già nelle giovanili si vedeva che faceva grandi cose, sapevo che sarebbe arrivato in alto. E' un talento vero, difficile da marcare. Il Milan ha fatto un grande affare come anche il Lille prima, prendendolo a zero, perché se Leao non avesse rescisso con lo Sporting, l'avrebbero venduto almeno a 30 milioni".
@francGuerrieri