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    Risposta a un padre che vuol portare suo figlio di 9 anni in giro a far provini: 'Pensi a farlo divertire, non lavorare'

    Risposta a un padre che vuol portare suo figlio di 9 anni in giro a far provini: 'Pensi a farlo divertire, non lavorare'

    • Jean-Christophe Cataliotti
    "Mio figlio è un 2007, che può giocare sia in porta che in mezzo al campo. Sto cercando un procuratore che me lo porti a fare provini in giro per squadre professionistiche. Pago io spese. L'importante è trovare una squadra per lui, che è bravo tra i pali e non solo. Ringraziando per l'attenzione spero di ricevere presto risposta positiva".

    Sinceramente a questa richiesta non so cosa rispondere. Mi viene proposto un ragazzino di soli 9 anni, che non si capisce neppure che ruolo abbia. Che fare? Come replicare? Che cosa rispondere a questo genitore senza correre il rischio di diventare antipatico? Eh sì perché una risposta voglio darla, ma non potrà mai essere positiva.

    Celando, per evidenti motivi di privacy, i nomi dei protagonisti di questa strana corrispondenza, ecco cosa mi sono sentito di rispondere:

    "Gentile Sig......,
    la ringrazio per avermi contattato, ma non ho buone notizie da darle. Non posso, infatti, prendermi l'impegno che mi ha richiesto. Suo figlio, avendo solo 9 anni, gioca a calcio nella categoria "pulcini", il che significa che la sua attività sportiva ha carattere eminentemente promozionale didattico e viene praticata su base strettamente locale. In questa categoria le società partecipano con squadre composte da soli 7 calciatori, i campi hanno dimensioni ridotte (a metà campo), con due tempi da 20 minuti ciascuno e senza la regola del fuorigioco. Che cosa le voglio comunicare? Che suo figlio ha appena iniziato a giocare a calcio, e sottolineo a giocare. A suo figlio vanno assicurati i diritti sanciti dalla "Carta dei diritti dei bambini" firmata a New York il 20/11/1989 e quelli elencati dalla "Carta dei diritti dei ragazzi allo Sport" sottoscritta a Ginevra nel 1992. Di seguito le riporto alcuni diritti che devono essere assicurati ad ogni bambino e bambina che pratichino lo sport (non solo il calcio), e che io personalmente condivido appieno:

    - il diritto di divertirsi a giocare
    - il diritto di partecipare a competizione adeguate alla sua età
    - il diritto di seguire allenamenti adeguati ai suoi ritmi
    - il diritto di avere giusti tempi di riposo
    - il diritto di non essere un campione

    Ecco, vede gentile papà, a me sembra, e non solo a me, prematuro portare un bimbo in prova da una parte all'altra dell'Italia. Suo figlio è ancora un pulcino - non solo nell'accezione calcistica - che potrebbe giocare con il pallone di gomma (come prevedono le norme), che se è in svantaggio con la sua squadra di 5 reti potrà giocare con un calciatore in più sino a quando la differenza venga ridotta a 3 reti, che ha diritto di divertirsi, e di non pensare al calcio come a una futura possibile professione, perché il calcio, prima di tutto, deve essere vissuto dai bambini come un semplice divertimento. Ma anche per altre ragioni, che la UEFA ha voluto sintetizzare nel seguente decalogo educativo: 

    - il calcio è un gioco per tutti
    - il calcio deve poter essere praticato dovunque
    - il calcio è creatività
    - il calcio è dinamicità
    - il calcio è onestà
    - il calcio è semplicità
    - il calcio deve essere svolto in condizioni sicure
    - il calcio deve essere proposto con attività variabili
    - il calcio è amicizia
    - il calcio è un gioco meraviglioso
    - il calcio è un gioco popolare e nasce dalla strada

    Il calcio per suo figlio che ha solo 9 anni deve essere tutto questo e solo questo. Suo figlio è iscritto alla terza elementare e la sua giornata deve essere scandita dai ritmi della scuola, dello sport e di tante altre cose. Mi sembra di interpretare, invece, dal suo scarno messaggio che voi genitori sareste disponibili a qualsiasi cosa (anche a pagare le spese!) pur di vedere il vostro piccolo calciatore approdare in qualche squadra professionistica. Ma, a parte le suddette motivazioni più etiche che giuridiche, le faccio anche presente che non è possibile tesserare un ragazzino così giovane in altra regione senza il seguito dell'intero nucleo familiare che dovrebbe, pertanto, cambiare residenza.
    Non so dove viviate né che lavoro lei e sua moglie facciate, ma, in tutti i casi, il cambiamento di residenza andrebbe fatto per tutti. E chi potrebbe rimetterci da tutto questo? Forse proprio il vostro piccolo, che verrebbe "strappato" ai suoi amichetti delle elementari, alle sue abitudini, ai suoi divertimenti.

    In conclusione, senza voler mettere in dubbio che il bambino possa avere grandi capacità (non importa se come portiere o altro, i ruoli si possono cambiare nel tempo), consiglio di rispettare prima di tutto la vita - non solo calcistica - di suo figlio.
    Che giochi per qualche anno ancora (e saranno i più belli della sua vita) con la sua palla di gomma! E di questo, un giorno, la ringrazierà pure!
    ". 

    Jean-Christophe Cataliotti - www.footballworkshop.it 

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