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Rio 2016: Carambula, che sorpresa!
Ma non è tutto azzurro tenebra, anche se potrebbe sembrare così. Soltanto la maledetta sfiga dei giorni peggiori ha impedito a Vincenzo Nibali di salire sul podio. Lui, insieme con i suoi compagni di squadra e grazie alle indicazioni del bravo cittì Davide Cassani, aveva preparato la gara perfetta dopo essersi "allenato" al Tour de France. E così è stata la performance degli azzurri sino ad una manciata di chilometri dal lungomare di Copacabana quando, lanciato lungo una discesa da far girare la testa, il nostro campione è andato a sbattere contro il marciapiedi. Rovinosa la caduta e addio sogni di gloria. Niente cronometro per Nibali che tornerà in Italia con la clavicola ingessata. Amen.
E così sia (nel bene, però) anche per Rossella Fiamingo, siciliana come Vincenzo, che a tre stoccare dall’oro si è fatta mettere "la spada addosso" da una vecchia volpe ungherese. Forse se il premier Renzi non avesse stressato Rossella con continui SMS prima della sua salita in pedana (confessione autografa della nostra atleta) il finale avrebbe potuto essere diverso. Comunque sia la medaglia numero 199 nella storia dell’Italia ai Giochi Olimpici è donna. Un evento molto bello e un omaggio dovuto all’altra metà del cielo che, con pieno merito, si prepara ad avere in Hillary Clinton una sua rappresentante come presidente di una delle più grandi potenze mondiali ovvero gli Stati Uniti d'America.
E una piccola grande donna, ieri, è stata acclamata dal pubblico olimpico mentre si apprestava a scendere in piscina. Era Yusra Mardini, siriana, la più giovane atleta della squadra dei "rifugiati" in rappresentanza dei paesi devastati dalle bombe e dalla paura quotidiana. Quei dieci ragazzi, arrivati dai Paesi più tribolati del mondo, che Papa Francesco ha voluto definire come "grande esempio di vita e stupendo segnale di pace per l’umanità".
Già, gli uomini che non dimenticano. Che non possono dimenticare. Xuan Vinh Hoang, per esempio, avrà sempre disegnate negli occhi di ex bimbo le tragiche immagini vissute attraverso la voce del padre soldato di una guerra tanto lunga quanto "sporca" e maledetta. Lui è nato ad Hanoi, la città del Nord Vietnam, da dove partì la rivoluzione di Ho Chi Min per la liberazione del Paese dal colonialismo americano dopo aver dovuto subire quello francese. Anni di sangue, di stragi, di napalm condannati dall’intero mondo civile sino alla presa di Saigon e alla dichiarazione di autodeterminazione. Ebbene, ieri notte proprio il Vietnam, che oggi è diventato uno fra i Paesi più belli e più suggestivi del mondo, ha vinto la sua prima e storica medaglia d’oro grazie al colonnello dell’esercito Hoang che ha sbaragliato gli avversari nel tiro a segno, anche il nostro Giordano arrivato sesto.
Infine ultima stellina, non meno luccicosa delle altre nel cielo sopra Rio, annunciata da quello che potrebbe essere un nuovo slogan. "Carambula, che sorpresa!". Raffaella Carrà, questa volta non c’entra. Le luci della ribalta sono tutte per Adrian Carambula, ragazzo di Montevideo con nonna italiana, il quale insieme con il suo compagno di squadra Ranghieri ha fatto secchi gli avversari austriaci nella specialità del beach volley. Non solo, ho il sospetto fondato che la sua battuta definita "sky ball" con la palla che vola in cielo verso il sole per ricadere a grande velocità e pesante come un mattone possa diventare la moda dell’estate sulle spiagge di tutto il mondo. Occhio, dunque, che piovono palloni!