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    Rinnovi Milan, la conferma di Ibra è punto interrogativo. Da Donnarumma a Calhanoglu, quanti paradossi

    Rinnovi Milan, la conferma di Ibra è punto interrogativo. Da Donnarumma a Calhanoglu, quanti paradossi

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    La telenovela continua e chissà quando e come finirà, perché in ogni serie di successo c’è sempre qualche colpo di scena. La telenovela in salsa rossonera ha tanti protagonisti perché tutti, alla fine di questa stagione o della prossima, sono in scadenza di contratto. E allora ricordiamo, in ordine strettamente alfabetico, i nomi dei giocatori coinvolti: Calhanoglu, Donnarumma, Ibrahimovic, Kessie, Romagnoli, Tomori. Partendo dal fondo, il difensore arrivato in prestito dal Chelsea, con diritto di riscatto a 28 milioni, si è rivelato una garanzia e il Milan, al di là del diritto, ha il dovere di pagare quei 28 milioni, perché sarebbe peggio lasciarlo tornare in Inghilterra, con l’obbligo di cercare un sostituto difficilmente alla sua altezza perché Tomori può diventare il Thiago Silva del nuovo millennio rossonero. Già che siamo in tema di difensori, Romagnoli non merita l’aumento dell’ingaggio chiesto dal solito Raiola. Meglio cederlo al miglior offerente, investendo il ricavato per trovare un’alternativa, non necessariamente titolare se la coppia del futuro sarà Tomori-Kjaer, con Gabbia prima riserva.

    Dalla difesa al centrocampo, Kessie in scadenza tra un anno merita sicuramente un ritocco dell’ingaggio, ma per lui non c’è fretta. Diverso, anzi opposto, il discorso su Calhanoglu, il re della discontinuità che promette tanto ma non mantiene mai in proporzione. Ricordare, per credere, che in questo campionato ha segnato soltanto un gol su azione, troppo poco per un trequartista che non vale più dei 4 milioni di ingaggio, come chiede il suo procuratore. E quindi, come Romagnoli, anche il turco potrebbe essere ceduto al miglior offerente, perché basta pensare alla continuità e pericolosità dell’argentino De Paul dell’Udinese per capire che si può trovare di meglio in quel ruolo.

    E poi, o meglio soprattutto, ci sono i casi di Ibrahimovic e Donnarumma. Secondo le previsioni degli ultimi giorni, l’attaccante è destinato a rimanere mentre il portiere sembra in partenza, forse addirittura alla Juventus. Un gravissimo errore pensando al futuro che soltanto Donnarumma può avere, perché è più facile che continui a giocare lui a 32 anni che Ibrahimovic a 49, dieci più di quelli che hanno adesso cioè. Eppure il Milan sembra disposto a garantire 7 milioni d’ingaggio a Ibrahimovic, mentre non ne vuole dare più di 8 a Donnarumma. Con la differenza, al di là dell’età, che Ibra in questo campionato ha giocato soltanto 17 partite su 30 che diventeranno 31 domenica per la sua ultima squalifica, mentre Donnarumma ne ha saltata soltanto una.

    E allora, considerando la sua età e i suoi ricorrenti guai fisici, lo svedese dovrebbe essere pagato meno e non di più, con una formula che preveda bonus legati alle presenze, come suggeriva ieri Mario Sconcerti, oppure con un ruolo da uomo spogliatoio, tipo Buffon, pronto a giocare quando sta bene, magari entrando dalla panchina, ma senza la garanzia del posto da titolare, che quest’anno ha provocato l’effetto-tappo condizionando tutta la squadra. Guarda caso, infatti, per una errata scelta dirigenziale, il Milan non ha avuto altri centravanti di ruolo in organico e quando è mancato Ibrahimovic la squadra ha creato tante occasioni ma non è riuscita a vincere, come avrebbe meritato nelle due sfide con il Manchester United, uscendo dall’Europa League. Sorvolando sui suoi impegni extracalcistici, e sulle ultime notizie provenienti dalla Svezia, secondo le quali rischierebbe addirittura tre anni di squalifica, la conferma di Ibrahimovic sarebbe quindi un enorme punto interrogativo, mentre quest’anno e ancora di più nella stagione scorsa la sua presenza ha rappresentato un punto esclamativo.

    L’obbligo di guardare avanti e non indietro, senza farsi condizionare dal presente, è il primo comandamento che deve guidare i grandi dirigenti e proprio per questo risparmiare sull’ingaggio di Ibrahimovic servirebbe anche per trattenere Donnarumma. E’ vero che il Milan ha già alzato l’offerta da 6 a 8 milioni, ma pensando al futuro, oltre la grave crisi attuale quindi, non ci sembra uno scandalo trovare un’intesa a quota 10, facendo scendere di 2 milioni la richiesta di Raiola. Ronaldo a parte con 31 milioni, Donnarumma sarebbe il più pagato in serie A, superando De Ligt a quota 8 che non vale tecnicamente il portiere, già titolare in nazionale e destinato a essere il capitano del Milan per i prossimi dieci anni. E’ facile dire che 8 o 10 milioni sono un’esagerazione, ma tutto deve essere proporzionato. La vera esagerazione, infatti, è prometterne 7 a Ibrahimovic o darne più di 4 a Romagnoli e Calhanoglu. Perché Donnarumma è il futuro del Milan e della nazionale, ma soprattutto è l’unico vero campione insostituibile della squadra di Pioli. 

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