Rinnovi Milan, c'è una verità: Ibra e Donnarumma sono dei fenomeni, Romagnoli e Calhanoglu no
I due punti di Udine sono una manna dal cielo e un regalo di Santo Ibra, che arriva proprio nel giorno del 1 novembre. E pensare che la partita dello svedese fino a quel momento era stata tutt’altro che positiva. A parte il fantastico assist a Kessiè per il gol del vantaggio, Ibra aveva sbagliato un sacco di appoggi, di lanci, si era fatto spesso anticipare. Sembrava stanco e fuori partita. Un po’ come il Milan che dopo un discreto primo tempo caratterizzato da uno sterile predominio territoriale aveva lasciato l’iniziativa all’Udinese. La squadra è apparsa sottotono rispetto alle ultime uscite ed è anche comprensibile considerata la rosa ridotta e i molteplici impegni. Si è capito che, a parte Ibra e Donnarumma, di fenomeni non ce ne sono. Non lo sono né Hernandez, asfaltato dall’ottimo Pussetto, né Calhanoglu, apparso davvero fuori condizione e neanche Leao, bello solo per mezz’ora. Per queste ragioni nemmeno i subentrati Diaz, Tonali e Rebic davano l’idea di poter sovvertire l’inerzia di un pareggio annunciato. CI voleva solo un miracolo di Ibra, che prontamente è arrivato.
Piccola notazione finale sulla difesa che con il rientro di Donnarumma ha ritrovato la propria solidità smarrita contro la Roma. Gigio non ha effettuato nessun intervento miracoloso, solo un paio di uscite determinanti, ma ha infuso nei compagni di reparto quella sicurezza indispensabile. Unica sbavatura quella di Romagnoli che regala il rigore del pareggio a Pussetto diretto verso la linea di fondo e dunque da accompagnare non da contrastare. Proprio da episodi come questo si evince che Romagnoli è forte cosiccome Calhanoglu, ma Ibra e Donnarumma sono di un altro pianeta. Di questo bisogna tenere conto nelle prossime settimane, quando si discuteranno questi 4 delicatissimi rinnovi contrattuali.