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Riecco Dzeko, l'uomo dei gol pesanti
Parla poco, apparentemente non reagisce di fronte alle critiche, anche quelle più feroci, che lo hanno riguardato nelle ultime settimane. Ha risposto con i fatti, con due gol e due prestazioni di spessore nel primo vero momento delicato della stagione della Roma, rilanciando le ambizioni europee nel girone di Champions e lasciando subito la firma nel primo derby della Capitale della sua carriera. Si chiamano leader silenziosi e in una qualsiasi squadra sanno loro quando è il momento di farsi sentire, a suon di reti. Il suo nome è Edin Dzeko.
IL LUNGO DIGIUNO - A segno lo scorso 30 agosto contro la Juventus con un imperioso stacco su Chiellini al primo scontro diretto del campionato contro i rivali di sempre della Juventus, poi una lungo periodo di letargo, lungo per i tifosi che lo hanno accolto come il salvatore della patria e rivedono in lui il centravanti "alla Batistuta" in grado di riportare lo Scudetto nella Capitale e per la società, che ha investito complessivamente 18 milioni di euro per acquistarlo dal Manchester City. Sette partite di campionato senza gol, in mezzo un infortunio al ginocchio e la sensazione di essere un corpo estraneo ad una squadra abituata a giocare soprattutto di rimessa e sfruttando poco o nulla le caratteristiche di una punta centrale. Fino alla partita con l'Inter, i numeri erano impietosi per il bosniaco, con un 4% di media realizzativa, la peggiore della Serie A.
QUESTIONE DI ORGOGLIO - Un insieme di cose che devono aver stimolato l'orgoglio di Dzeko, che ha mandato la prima risposta alle critiche col gol che ha aperto le marcature nello spareggio Champions col Bayer Leverkusen, prima di lanciare in porta Salah per il momentaneo raddoppio. Ma soprattutto una presenza fisica, nel vero senso della parola, ad aprire spazi per gli inserimenti dei compagni e a fare a sportellate con i difensori avversari; esattamente lo stesso tipo di lavoro che faceva in Inghilterra e che magari lì era evidenziato diversamente, ma se sei un attaccante e non segni in Italia non vali nulla. E allora ecco il derby per confermare a tutti di essere tornato, di saper essere determinante una volta di più nei momenti che contano. Rigore procurato e trasformato (anche se il contatto con Gentiletti è palesemente fuori area, ndr), una doppietta sfiorata per questione di centimetri e la solita battaglia al servizio della squadra. La Roma giallorossa gongola, ecco i primi spiragli del vero Dzeko.
Andrea Distaso
IL LUNGO DIGIUNO - A segno lo scorso 30 agosto contro la Juventus con un imperioso stacco su Chiellini al primo scontro diretto del campionato contro i rivali di sempre della Juventus, poi una lungo periodo di letargo, lungo per i tifosi che lo hanno accolto come il salvatore della patria e rivedono in lui il centravanti "alla Batistuta" in grado di riportare lo Scudetto nella Capitale e per la società, che ha investito complessivamente 18 milioni di euro per acquistarlo dal Manchester City. Sette partite di campionato senza gol, in mezzo un infortunio al ginocchio e la sensazione di essere un corpo estraneo ad una squadra abituata a giocare soprattutto di rimessa e sfruttando poco o nulla le caratteristiche di una punta centrale. Fino alla partita con l'Inter, i numeri erano impietosi per il bosniaco, con un 4% di media realizzativa, la peggiore della Serie A.
QUESTIONE DI ORGOGLIO - Un insieme di cose che devono aver stimolato l'orgoglio di Dzeko, che ha mandato la prima risposta alle critiche col gol che ha aperto le marcature nello spareggio Champions col Bayer Leverkusen, prima di lanciare in porta Salah per il momentaneo raddoppio. Ma soprattutto una presenza fisica, nel vero senso della parola, ad aprire spazi per gli inserimenti dei compagni e a fare a sportellate con i difensori avversari; esattamente lo stesso tipo di lavoro che faceva in Inghilterra e che magari lì era evidenziato diversamente, ma se sei un attaccante e non segni in Italia non vali nulla. E allora ecco il derby per confermare a tutti di essere tornato, di saper essere determinante una volta di più nei momenti che contano. Rigore procurato e trasformato (anche se il contatto con Gentiletti è palesemente fuori area, ndr), una doppietta sfiorata per questione di centimetri e la solita battaglia al servizio della squadra. La Roma giallorossa gongola, ecco i primi spiragli del vero Dzeko.
Andrea Distaso