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    Ricky Saponara, il calciatore sui tacchi

    Ricky Saponara, il calciatore sui tacchi

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Domenica sera l'Artemio Franchi si è levato in piedi per applaudirlo. Era il minuto numero 74 di Fiorentina-Cagliari e col punteggio fissato sul 3-0 il tecnico viola Vincenzo Italiano ha concesso la meritata passerella a Riccardo Saponara, autore di una prestazione di altissimo livello. E la gente viola, ritornata finalmente in massa sugli spalti dopo l'allentamento delle limitazioni causate dalla pandemia, ha salutato con gioia e pure con qualche stupore il calciatore lungamente atteso. Perché nessuno mai, da queste parti come altrove, ha messo in dubbio le doti tecniche di Ricky. Ma purtroppo, escluse le esperienze a Empoli (fin qui la sua comfort zone), per il ragazzo la continuità di rendimento è sempre stata il punto debole. In particolare a Firenze, dove da gennaio 2017 (finestra di mercato che lo vide approdare in viola) lo aspettano, intanto che lo vedevano andare in prestito su entrambe le sponde del calcio genovese, a Lecce e a La Spezia.

    Un'attesa che a un certo punto cominciava a sembrare vana, per quanto in questo primo scorcio di stagione la fiducia concessa da Italiano avesse fatto intravedere colpi di gran classe come il gran gol realizzato a Marassi contro il Genoa. A frenarlo sono stati problemi fisici assortiti, ma anche una grande sensibilità di carattere che spesso lo ha penalizzato. Ricky Saponara è un ragazzo introverso, poco incline a esternare e molto a rimuginare. Uno squarcio del suo mondo interiore venne apprezzato nei giorni successivi alla morte di Davide Astori, quando Ricky rese pubblica una lettera bellissima al suo capitano che commuove a ogni rilettura. E chissà che proprio ieri, partita speciale nel ricordo del difensore, che vedeva in campo due squadre in cui ha militato e con un'interruzione al minuto numero 13 (quello che corrisponde alla maglia del capitano viola per sempre) che ha provocato un brivido unanime sugli spalti, quel legame speciale fra Ricky e Davide non abbia sortito l'influsso speciale. 

    Infatti giusto ieri, finalmente, si è vista una dimostrazione di quel talento che il mondo del calcio italiano accredita a Saponara. E certo è ancora presto per dire che il ragazzo sia definitivamente recuperato alla causa. Bisognerà aspettare altre prove e la continuità di rendimento che serve. Ma se davvero le prossime gare dovessero confermare quanto visto ieri sul prato del Franchi per un'ora e un quarto di gara, allora il calcio italiano avrebbe ritrovato un talento da nazionale azzurra. Impiegato come esterno di sinistra del tridente che vedeva al centro Dusan Vlahovic e a destra Nico González, Saponara ha ricamato un calcio a tratti sublime. Con la palla fra i suoi piedi pareva si fosse sempre in procinto di veder succedere qualcosa di non banale. E infatti così è stato. Una pressione costante sul fianco destro della difesa cagliaritana, un tiro a giro che ha colpito il palo alla sinistra di Cragno, e un assist a González per il gol del 2-0 che è un manifesto del suo modo di vedere il calcio. Perché quel gol avrebbe potuto comodamente segnarlo lui, ma ha preferito spalancare la porta al compagno argentino e lasciargli realizzare una marcatura facilissima. Saponara è così, ama l'assist molto del gol, gli dà soddisfazione nettamente maggiore.

    E intanto che si aspetta di vedere se le prossime gare confermeranno quanto visto ieri, resta negli occhi un'estetica del giocare a calcio che lo rende difficile da imitare. A cominciare da quelle scarpe nere così demodé nei giorni delle calzature da gioco glitter. E la combinazione delle scarpe da gioco Anni Settanta, delle cavigliere strette, e di quel baricentro sporgente, suscita l'illusione che giochi sui tacchi. Una spanna sopra il terreno, con l'imperativo di mantenere l'equilibrio verticale prima che il controllo del pallone. Nelle giornate ispirate come quella di ieri Ricky Saponara danza sul pallone. Sembra lento e invece è ipnotico. Passa il pallone da un piede all'altro, lo carezza con la suola come solo i baciati dal talento sono capaci di fare, ondeggia senza frenesia dentro un calcio drogato dalla velocità. E nonostante un mood da elogio della lentezza si fa inafferrabile. Un calciatore diverso, che forse proprio per questo all'età di 29 anni non è stato ancora capito appieno. La versione di ieri è da goduria assoluta per gli amanti del bello nel calcio. E se davvero Vincenzo Italiano lo avrà recuperato alla causa del calcio viola e nazionale, avrà messo a segno uno fra i principali capolavori della sua prima stagione alla guida della Fiorentina.
    @pippoevai       

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