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Ricciardi, l'uomo che lanciò Immobile: 'L’Inter non lo ha voluto prendere'
Com’è andato il pranzo? Entusiasmo, c’è da scommetterci…
“Felici, tutti felicissimi per Ciro. Come giusto che sia. E vi posso raccontare un retroscena…”.
Cioè?
“So che dal Borussia Dortmund hanno chiamato direttamente Immobile, in queste ore. Per complimentarsi con lui e dirgli che lo seguono ancora, una sorta di ‘vuoi vedere che ti ricompriamo?’. Ciro rideva, era contento. Ma non si muove”.
Tranquillizzi i tifosi della Lazio: non torna in Germania, vero?
“Ha trovato una società che lo valorizza, che programma bene e crede in lui. Perché dovrebbe pensare di andarsene? Assolutamente no: Immobile è contento alla Lazio”.
Tra Borussia e Siviglia, all’estero non è andata come in Italia. Come mai?
“Ci sono tante dinamiche diverse rispetto al nostro campionato. Dalla lingua alle abitudini fino alla tattica, per molti motivi non è andata come poteva. Un peccato, ma sono contento di vedere Ciro felice nel nostro Paese”.
E questo decollo in Nazionale? Può essere l’attaccante azzurro al Mondiale?
“Lo spero e penso che abbia tutte le carte in regola. Ciro ha dato una mano a Ventura, ci tiene alla Nazionale, ha le qualità per giocare tatticamente in qualsiasi tipo di assetto offensivo. Sono convinto che Immobile sia un patrimonio per gli azzurri”.
Cosa differenziava Immobile dagli altri ai suoi tempi, al Sorrento?
“La personalità. Ciro è uno che non si emoziona mai, credetemi: da quando c’erano 20 persone allo stadio fino a quando adesso se ne ritrova 40mila attorno, non trema mai. Che sia una partita importante o meno, Immobile non si emoziona. Anche da piccolo, come se non sapesse contro chi giocasse. Va in campo per vincere. E poi la tattica che ha imparato con Zeman lo ha pienamente formato”.
Un episodio particolare che ricorda?
“Vi racconto una cosa: qualche giorno fa, la mamma mi diceva di averlo chiamato mentre giocava a briscola con i suoi compagni in ritiro, lo sentiva nervoso perché ci tiene tantissimo. E allora mi è tornato in mente quando Immobile veniva all’allenamento dalla sua Torre Annunziata fino a Sorrento in treno, la famosa Vesuviana. La prima cosa che tirava fuori con gli amici erano le carte napoletane per una briscola veloce, si infuriava con chi si giocava la carta sbagliata! Ha sempre voluto vincere, pure a briscola…”.
Come ricorda quel passaggio alla Juventus?
“Sono stati bravi a seguirlo in qualsiasi caso con i propri osservatori. Al sabato di nascosto, la domenica quando c’erano tutti gli altri… la Juventus non mancava mai. A Torino c’era il gruppo di Ciro Ferrara sul settore giovanile, la Juve ha voluto fortemente Immobile. E l’ha preso credendoci più di tutti, anche dell’Inter”.
Perché poteva essere dell’Inter?
“Sì, l’Inter non lo ha voluto prendere. L’ho portato io personalmente con altri due ragazzi in prova a Milano, all’epoca c’erano Piero Ausilio e Beppe Baresi al settore giovanile. Ma l’Inter ha fatto scelte diverse, ognuno fa quello che preferisce. Forse, l’errore è stato non seguirlo anche a Sorrento ma pensare di valutarlo in una sola sessione d’allenamento a Interello”
La Juventus poteva credere di più in Immobile?
“Forse adesso un po’ lo rimpiangono e poteva fare comodo, chissà. In ogni caso, la Juve ha tanti attaccanti importanti: prima c’era Tévez, adesso da Higuain a Dybala fino a Mandzukic. Non è facile rientrare nel parco attaccanti bianconero, di certo oggi Immobile poteva essere utile”.
Si aspetta di vederlo al Napoli, prima o poi?
“Quando hanno venduto Higuain potevano farci un pensiero. Ciro non è inferiore né a Milik, né a Gabbiadini. E vivrebbe una situazione ambientale esaltante, sono sicuro che farebbe benissimo. Chissà… io, di sicuro, gli auguro il meglio. Oggi e sempre”.