ANSA
Riapertura stadi, Vezzali: 'Parlare oggi di percentuali è pura retorica'. La Serie A spinge, il Cts frena il Governo
E' una vera e propria partita a scacchi quella tra i club di Serie A, rappresentati principalmente dalla Lega, e gli esponenti del Governo sul tema della riapertura degli stadi. Dal mondo del calcio si sono susseguiti nei giorni scorsi gli appelli per una ripartenza totale, dopo le gravi perdite accusate nell'ultimo anno, col 100% di capienza consentita alla ripresa del campionato per il prossimo 22 agosto. Un impegno importante, ben diverso da quel 25% promesso sino ad oggi e che andrebbe a sposare la linea della continuità dopo le partite dell'Europeo disputate a Roma. Ma l'aumento dei contagi, soprattutto tra i giovani, da variante Delta e qualche intoppo nella campagna vaccinale (molti over 60 non si sono ancora sottoposti alla prima dose e nella fascia 30-40 anni si registra una brusca frenata) inducono il premier Draghi e i suoi ministri a una politica all'insegna della prudenza.
Nemmeno la lettera indirizzata la scorsa settimana dal presidente della FIGC Gabriele Gravina alla Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali sembra aver smosso le convinzioni del governo, come dimostrano le parole presenti nella nota diffusa ieri proprio dall'ex schermidrice azzurra: "Ad oggi, parlare di percentuali, green pass o altre ipotesi, rappresenta un puro esercizio di retorica che non rispetta, soprattutto, tifosi e appassionati". Una doccia fredda per i presidenti di Serie A, che piangono lacrime amare per i circa 300 milioni di euro di incassi da stadio andati in fumo nell'ultima stagione e per le perdite complessive da 1,2 miliardi causate dal Covid. Ecco perché la prossima settimana sarà quella di nuovi confronti tra le parti, dopo i quali si attendono delle risposte più o meno certe sui prossimi passi da seguire, con la minaccia sullo sfondo dei dirigenti italiani di rimandare la partenza del campionato senza adeguate garanzie.
Da una parte, gli scienziati e i rappresentanti del Cts - che forniranno il loro parere in merito in vista di un prossimo consiglio dei ministri - spingono per una riapertura molto leggera degli stadi, non discostandosi dal 25% di partenza per poi aumentare gradualmente la capienza in base alla situazione epidemiologica. Dall'altra, i presidenti di Serie A, costretti a rimandare l'apertura della campagna abbonamenti, vorrebbero uno sforzo maggiore da parte di Draghi e la garanzia di ripartire subito con un 40-50% dalla prima giornata di campionato ad agosto. Una partita a scacchi, in cui nessuno a livello istituzionale vuole prendersi la responsabilità di una mossa rischiosa per la salute pubblica - con la curva dei contagi in costante ascesa - ma necessaria per ridare fiato a un'industria colpita in maniera feroce dalle conseguenze della pandemia.
Nemmeno la lettera indirizzata la scorsa settimana dal presidente della FIGC Gabriele Gravina alla Sottosegretaria allo Sport Valentina Vezzali sembra aver smosso le convinzioni del governo, come dimostrano le parole presenti nella nota diffusa ieri proprio dall'ex schermidrice azzurra: "Ad oggi, parlare di percentuali, green pass o altre ipotesi, rappresenta un puro esercizio di retorica che non rispetta, soprattutto, tifosi e appassionati". Una doccia fredda per i presidenti di Serie A, che piangono lacrime amare per i circa 300 milioni di euro di incassi da stadio andati in fumo nell'ultima stagione e per le perdite complessive da 1,2 miliardi causate dal Covid. Ecco perché la prossima settimana sarà quella di nuovi confronti tra le parti, dopo i quali si attendono delle risposte più o meno certe sui prossimi passi da seguire, con la minaccia sullo sfondo dei dirigenti italiani di rimandare la partenza del campionato senza adeguate garanzie.
Da una parte, gli scienziati e i rappresentanti del Cts - che forniranno il loro parere in merito in vista di un prossimo consiglio dei ministri - spingono per una riapertura molto leggera degli stadi, non discostandosi dal 25% di partenza per poi aumentare gradualmente la capienza in base alla situazione epidemiologica. Dall'altra, i presidenti di Serie A, costretti a rimandare l'apertura della campagna abbonamenti, vorrebbero uno sforzo maggiore da parte di Draghi e la garanzia di ripartire subito con un 40-50% dalla prima giornata di campionato ad agosto. Una partita a scacchi, in cui nessuno a livello istituzionale vuole prendersi la responsabilità di una mossa rischiosa per la salute pubblica - con la curva dei contagi in costante ascesa - ma necessaria per ridare fiato a un'industria colpita in maniera feroce dalle conseguenze della pandemia.