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Reynolds: 'Roma il top. Devo migliorare la fase difensiva'
Come stai e com’è la vita a Roma?
“Sto bene. Roma è la capitale d'Italia, andare in centro e muoversi all’inizio può essere difficile, così come vivere in un altro Paese da solo. Ma Roma è il top, mi piace molto e voglio solo giocare”.
Com’è stato il tuo primo incontro con Mourinho e com’è giocare per lui?
“Quando l’allenatore che c’era prima Paulo Fonseca è andato via, c’erano speculazioni sul nuovo allenatore. Quando hanno annunciato Mourinho la prima reazione è stata ‘wow’. Ero a Roma, ed ora c’era uno dei migliori allenatori del calcio e lavoravo con lui. Non è una cosa semplice, è difficile perché vuoi sempre fare bella impressione sull’allenatore, non importa chi sia, ma Mourinho è un grande nome. L’unica cosa che voglio fare è lavorare, fare bella impressione e iniziare a giocare”.
Quali sono le differenze tra il campionato americano dove giocavi con il Dallas e la Serie A con la Roma? Quale è la differenza tra i due campionato e a quale livello stai giocando adesso?
“Quando giocavo al Dallas avevo molto più tempo quando ricevevo il pallone e non dovevo pensare velocemente. Sin dal primo allenamento con la Roma, quando giravo lì intorno perché ero ancora in vacanza, guardando le azioni degli allenamenti ho pensato “Wow”, questo è incredibile. Anche in allenamento andava tutto così veloce. Devi pensare molto più velocemente e ragionare in modo più intelligente. Il giorno del mio debutto contro il Parma, appena ho preso la palla i ragazzi mi chiamavano il pallone così velocemente e io pensavo “Wow, wow, wow”. Mi ci è voluto del tempo per abituarmici. È completamente differente da come giocavo prima. Soprattutto adesso con i tifosi sugli spalti, è come stare sul palcoscenico e quando la squadra, segna lo stadio esplode, come quando El Shaarawy ha segnato contro il Sassuolo nel finale. E vedere i tifosi così è stato qualcosa che non potevo nemmeno lontanamente immaginare”.
Cosa puoi imparare da Karsdorp?
“Anche quando non gioco cerco di guardare Rick. Karsdorp gioca una serie di partite, io sono bravo ad attaccare ma devo migliorare davvero a livello difensivo. Ovunque sia la palla in campo cerco di guardare la sua posizione in campo. Mi sento abbastanza bravo con la palla, ma in Serie A affronti gli esterni di livello mondiale, i giocatori ti arrivano alle spalle…Io guardo quello che Karsdorp fa a livello difensivo”.
Hai iniziato a giocare al Dallas come giocatore d’attacco perché in primavera eri un attaccante e dopo hai iniziato a lavorare difensivamente e hai avuto grande successo. Essendo questa una posizione nella quale non ci sei cresciuto sin da piccolo, quanta pazienza ci stai mettendo per imparare? E cosa fai per sfogare la tua frustrazione quando non giochi? "Ho giocato lì anche in Nazionale, ero stato chiamato con l’Under 16 quando avevo 14 anni, mi sembra. Nel primo anno al Dallas, avevo 17 anni e non mi aspettavo di giocare. Mi allenavo e volevo vedere com’era giocare un match, ma non giocavo. Il mio allenatore mi ha detto che potevo essere un buon esterno basso. Durante una seduta di allenamento normalmente mi allenavo con gli attaccanti e il mio coach mi ha detto di allenarmi in difesa. Ed io pensavo ‘Cosa?’. Da quel momento mi sono allenato da terzino destro ogni giorno, ho fatto tutta la stagione al Dallas da ala e mi allenavo da terzino, quindi nella mia testa non capivo. Nella stagione successiva ho giocato da terzino e la prima partita che ho giocato ho fatto bene. Quindi ho pensato di essere bravo in quella posizione, ho preso fiducia partita dopo partita. So di non essere molto bravo a difendere, la Serie A è tecnicamente uno dei migliori campionati. Anche nei primi anni al Dallas non ho giocato, poi è arrivata la mia opportunità. Penso che mi sto allenando bene e se continuo ad allenarmi così e continuo a migliorare a livello difensivo…tutto quello che voglio fare è ogni giorno dare il mio meglio e quando arriverà la mia opportunità dovrò trarne il massimo".
Hai imparato l’italiano?
"Lo capisco di più rispetto a quanto lo parlo. So dire ‘ciao, come stai’, ‘posso avere amatriciana, per favore’, ‘caldo’, ‘freddo’. Lo conosco un po’, ma devo continuare a lavorare. Quando sono arrivato studiavo ogni giorno, poi dopo gli allenamenti sei stanco e pensavo che volevo andare a casa (sorride, ndr). Quando tornerò a casa dirò cose che nessuno capirà".