Torino, revisione tattica:| Si passa al 4-3-2-1?
Che Ventura sia stato e continui a essere l'unica persona deputata a decidere è indubbio: mai come in questi ultimi anni Cairo ha fatto un passo indietro e ha delegato all'esperto allenatore genovese tutto quanto concerne l'aspetto meramente sportivo. Figurarsi le scelte di formazione, la summa del lavoro di un tecnico con la gestione delle partite. Ma in questo periodo caotico, caratterizzato da sconfitte in serie e dal depauperamento dei rapporti interni, per quanto il patron si sforzi di disegnare attorno a Ventura una calotta di protezione, nello spogliatoio si respira anche un'altra aria. Perché da un paio di settimane, in crescendo, i giocatori si interrogano (e non ne fanno neanche troppo mistero, talora) su più di una convinzione tattica, persino sui sistemi di allenamento. Quest'ultimi, per esempio: nel Torino c'è chi ha notato un calo di applicazione nella scorsa settimana, non casuale. Provocato per l'appunto dal deterioramento della presa del tecnico su pezzi di spogliatoio. Argomento emerso indirettamente anche nel corso della strigliata cairota dell'altro giorno. Eppure, sull'altro versante, tra le file dei giocatori, c'è stato anche chi ha ritenuto il lavoro svolto alla Sisport limitante e riduttivo per buona parte della rosa, non abbastanza coinvolgente, stimolante. Senza entrare nei dettagli (anche perché il lavoro da un mesetto è svolto a porte chiuse, per cui l'osservatore esterno più che vedere ascolta), ciò che più spiace e risalta è proprio questo sottobosco di lamentele e giustificazioni, che finiscono per sfibrare l'opera motivazionale dell'allenatore e la qualità della pratica quotidiana in campo. D'altra parte se nel Torino, attorno e sopra alla squadra, si è notato in questi ultimi due giorni un modo migliore da parte dei giocatori di porsi negli allenamenti, ciò significa che effettivamente la situazione si stava deteriorando. Tra alibi e fughe dalla responsabilità, ma non solo.
INDIZI E PROVE - Significative anche le parole di Santana dopo la sconfitta col Milan, con l'esterno che denunciava dubbi e anche qualcosa in più, probabilmente non solo a titolo individuale (una frase su tutte: 'Per fare in partita ciò che proviamo in settimana finiamo per perdere di vista la porta, mentre le altre squadre capitalizzano più di noi'). E' questa un'altra faccia dello stesso prisma, il calo di fiducia - più o meno consapevole, voluto - in quello che si fa. Detto, il tutto, da uno dei granata più positivi in campo contro il Milan. Il problema non è Santana in sé e per sé, difatti. Ma un allargarsi della critica sotterranea, che può influenzare anche chi resta un soldatino di Ventura. Goccia dopo goccia. Ecco il significato profondo della ricostruzione che deve andare in scena nel Toro, difatti.
OPINIONI - E poi si arriva alla stessa disposizione tattica. Il 4-2-4 sfianca nella doppia fase gli esterni, mette sotto pressione la mediana e da qualche tempo si sta rivelando troppo sterile. Ventura alterna, anche durante le partite, il suo modulo dogmatico con un 4-3-3 spurio, solitamente incentrato sul jolly Vives. Ma nel Torino c'è anche chi guarderebbe con favore a un'ulteriore revisione della tattica, a favore per esempio di un più netto albero di Natale (4-3-2-1). Per rinforzare il centrocampo (Gazzi e Basha con Brighi o Vives, per esempio), nonché gli equilibri generali della squadra. E provare a variare qualcosa pure in attacco, così. Sono invasioni di campo? Sono opinioni che si ascoltano.
(Tuttosport - Edizione Locale)