Redazione Calciomercato
Retegui: "Fui molto vicino all'Atletico. A 15 anni lasciai il calcio. Buongiorno è un animale fisicamente"
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VICINO ALL’ATLETICO - "Mio padre dice che sono stato vicino all'Atletico Madrid? È vero. Non so raccontare nel dettaglio quello che è successo, mi interessa solo giocare concentrato e cerco di non dare ascolto alle voci, ma l'interesse e il fatto che fossi molto vicino è vero. Non ho parlato con il Cholo, ma abbiamo avuto un incontro con il club. Non se n'è fatto nulla, e oggi l'unica cosa che posso dire è che sono felicissimo a Genova”.
LA SCELTA GENOA - "Avevo diverse opportunità, ma mi ha chiamato mister Gilardino, ho parlato con persone del club e ho capito che venire qui mi avrebbe dato la possibilità di avere più chances con l'Italia, che è quello che desidero di più. È stata una decisione assolutamente giusta: la squadra fa le cose molto bene, è come una famiglia, c'è sinergia con la dirigenza, con i tifosi, lo stadio è molto caldo. Funziona tutto alla perfezione: ogni giorno arrivo e parto con il sorriso".
L’AVVERSARIO PIÙ DIFFICILE - "I difensori qui sono molto bravi, quasi tutti giocano a uomo e questo mi piace. C'è un giocatore che mi ha fatto tanti falli e non me ne hanno dato nemmeno uno (ride), ma è bravissimo e lo adoro come difensore centrale: Buongiorno, mio compagno di Nazionale. Quando abbiamo giocato contro il Torino mi è sembrato un animale fisicamente ed è completissimo tecnicamente".
IL PRIMO ANNO IN ITALIA - "Sono molto felice di questo primo grande passo della mia carriera. Non è facile trasferirsi dall'Argentina al calcio europeo, ma era un sogno che volevo realizzare e l'ho realizzato. Genova mi ha aperto le porte con amore. Sono felice. Ho iniziato bene, due infortuni mi hanno fermato, ma poi sono tornato a sentirmi a mio agio. Pretendo molto da me stesso, sempre di più, ma sono soddisfatto. Imparare bene l'italiano e adattarmi al paese per me è stato molto facile. Le persone sono molto simili a quelle in Argentina. E Genova è una città bellissima".
ADDIO AL CALCIO A 15 ANNI - "Sì, avevo lasciato il calcio e lo scout Diego Masili, con cui ho tuttora un rapporto, venne a saperlo in spiaggia e mi mandò un messaggio per fare un test. Una settimana dopo mi dissero: “Benvenuto, sei un giocatore del Boca”. Un paio di mesi dopo stavo quasi per andarmene: pensavo ancora all'hockey, che avevo lasciato mentre preparavo i Mondiali e la Panamericana Junior, ma loro mi hanno rassicurato, aiutato e alla fine sono rimasto. Ho iniziato presto ad allenarmi con la prima squadra e sarò sempre grato a Schelotto. Mi hanno dato un’opportunità che mi ha cambiato la vita".
ITALIA E ARGENTINA - "Stavo tornando dall'allenamento e mio padre mi ha raccontato che gli avevano detto che c'era questa possibilità. Non me lo aspettavo, essere convocato in Nazionale è la cosa più bella che possa capitare a un calciatore. Gli ho detto subito di sì, che avrei accettato senza dubbi. Il ct non ha dovuto convincermi, è stato tutto molto veloce. Quando ci siamo incontrati mi ha chiesto: “Sai perché ti abbiamo chiamato?” Gli ho detto "per giocare", e lui ha risposto: "Per segnare!" (ride, ndr). L'Argentina? Non ho avuto l'opportunità di parlare con nessuno della in nessun momento. Quando ho saputo dell'interesse di Roberto (Mancini, ndr) ho parlato con la mia famiglia e non ho esitato un secondo: indossare una maglia così bella e con così tanta storia è un onore".