Lazio: Reja e Felipe, un'occasione per due
Un’occasione per due. Importante, da non farsi sfuggire. Per Reja e Felipe Anderson. Il goriziano ritrova l’Europa, il brasiliano il campo. Insieme a braccetto per riprendere il cammino e, in un certo senso, riappropriarsi della Lazio. Per entrambi la sfida con il Ludogorets rappresenta un motivo per rilanciarsi, ma anche ritrovarsi. Tra i due chi ha più da perdere è l’ex del Santos, se non altro perché fino ad ora ha brillato a sprazzi e non ha convinto del tutto. Da parte sua Edy riassapora il palcoscenico europeo. Una bella rivincita, non c’è dubbio, ma al tempo stesso un faticoso ritorno al passato. Duro da ricordare e da mandar giù perché l’ultima sconfitta europea della Lazio risale proprio al 23 febbraio del 2012, quando Reja, furente e dimissionario, e con Zola alle porte, era sulla panchina laziale e venne sconfitto a Madrid dal nuovo Atletico di Simeone e buttato fuori dall’Europa League.
Da quel maledetto giorno di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia. Adesso i rapporti con Lotito e Tare sono idilliaci e lui, il tecnico di Lucinico, vuole assolutamente togliersi qualche soddisfazione pure in campo continentale e cercare di fare meglio di Petkovic. Il compito però non è semplice. Oltre alla conquista della storica Coppa Italia, il suo predecessore, a parte i tanti e gravi errori commessi in campionato, in Europa League, in realtà, è stato un rullo compressore: sette vittorie, tre pareggi e nessuna sconfitta. In più Vlado è arrivato fino ai quarti di finale, sconfitto dal Fenerbahce ma soprattutto dall’arbitro scozzese Collum che in Turchia ne combinò di tutti i colori. Ma questo ormai appartiene al passato. Tocca ad Edy voltare pagina e mettersi quanto meno nelle migliori condizioni di conquistare prima gli ottavi e poi sperare nei quarti. È il suo sogno, l’obiettivo a cui forse tiene di più. Dopo la caduta di Catania, l’allenatore ha da farsi perdonare diverse cose, come insistere sempre sugli stessi e soprattutto l’incomprensibile scelta di tener fuori Keita. E tra questi, Keita e Perea a parte, c’è il ritorno di Felipe Anderson, per adesso più oggetto misterioso che talento vero e proprio. Per lui la Lazio ha sborsato dieci milioni di euro: dopo Zarate ed Hernanes - come riporta Il Messaggero - è l’investimento più costoso dell’era Lotito. Fino a questo momento però Pipe ha reso poco, tra campionato e le due coppe, ha giocato undici partite, complessivamente 696 minuti, con una rete e un assist all’attivo. E da lui ci si aspettava qualcosa di più. Appena arrivato Reja l’ha subito considerato e buttato nella mischia per poi ripensarci quasi subito e accantonarlo in panchina. Con il Ludogorets c’è l’ennesima chance da sfruttare. Un treno da cogliere al volo, soprattutto adesso che non c’è più Hernanes, l’altro brasiliano con la fantasia nel sangue, che, forse, lo oscurava un po’. Lui, Felipe, prova ad incoraggiarsi da solo e su instagram un paio di giorni fa scriveva: 'Fai del tuo meglio per correre dietro a ciò che ti rende più felice. Non mollare e non scoraggiarti. Ogni cosa ha il suo tempo per accadere'. E che domani con il Ludogorets sia la volta buona: ora o mai più.