Regeni, un italiano dimenticato dai governanti italiani
Dunque, acquisiti questi ulteriori elementi, cosa altro si deve attendere per registrare dall'Italia un segnale forte? Bisogna chiederlo tutti al governo presieduto da Giuseppi, ma con altrettanta forza è il caso di richiamare alle proprie responsabilità tutti i governi che si sono succeduti da quei giorni di gennaio-febbraio 2016 in cui si è diffusa la notizia della sparizione del ricercatore italiano, e poi del suo ritrovamento da cadavere, scaraventato ai bordi di una strada extraurbana come fosse un rifiuto ingombrante.
E in realtà, ingombrante lo è davvero. E non certo per gli egiziani. Dal loro punto di vista Giulio ha smesso di essere un problema nel momento stesso in cui hanno terminato di scannarlo. Nossignori, un problema lo è per tutte le compagini di governo che si sono succedute da quando i fatti sono avvenuti. E che non sono minimamente riuscite a richiamare il governo egiziano alle proprie responsabilità, o a compiere un vero gesto di rottura. La sola mossa è stata il ritiro dell'ambasciatore italiano al Cairo, una misura mantenuta per pochi mesi e rientrata (sotto il govrno Gentiloni) in nome della realpolitik e dei ricchi affari intrattenuti col governo di Abdel Fattah al Sisi. Evidentemente una torta troppo grande, per essere sacrificata alla richiesta di giustizia per un italiano ammazzato senza un perché.
Proprio la misura del ritiro dell'ambasciatore è tornata d'attualità in queste ore. L'ha chiesta la madre di Giulio, Paola. E l'ha perorata giusto stamani il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Un appello che adesso si fa più deciso. E che per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, sarà più difficile respingere in modo sbrigativo come aveva fatto lo scorso luglio.
Proprio in queste ore sapremo forse, e in modo definitivo, quale atteggiamento vorrà mantenere l'Italia sulla vicenda. Il governo dovrà uscire allo scoperto e dire chiaramente se il rispetto e la giustizia per una vittima italiana barbaramente uccisa all'estero sia cosa trascurabile per ragioni di affari. Sarebbe cosa oscena, ma almeno si avrebbe finalmente un passaggio di chiarezza. E sarebbe anche una posizione che accomunerebbe politicamente questa compagine governativa alla leadership dell'opposizione. Per il cui leader, Matteo Salvini, il Dossier Regeni era già due anni fa da subordinare rispetto agli affari con l'Egitto. Facile fare i sovranisti ringhiando in faccia agli immigrati. Il patriottismo è un'altra cosa.
@pippoevai