RedBird è il proprietario del Milan, ma Elliott continua a comandare nel cda
Ora l’assemblea dei soci ha votato il nuovo cda, che però somiglia tantissimo a quello vecchio. Stesso presidente (Scaroni), stesso amministratore delegato (Gazidis, fino a novembre), tre consiglieri che fanno riferimento diretto a Elliott: Gordon Singer (figlio di Paul, il fondatore del fondo Elliott), Giorgio Furlani (portofolio manager del fondo e probabile successore di Gazidis nel ruolo di ad) e Stefano Cocirio (analista finanziario). Completano il cda Gerry Cardinale, Alec Scheiner, Niraj Shah e Isaac Halyard, vicepresidente RedBird.
Quindi sono 5 consiglieri su 9 che possono essere riferiti alla vecchia proprietà, esattamente come scriveva a inizio giugno l’Equipe, quando anticipò dettagli trascurati dalla stragrande maggioranza dell’informazione italiana, e non 2, come aveva fatto filtrare l’agenzia che cura le relazioni pubbliche di RedBird e che peraltro è curiosamente la stessa che si occupa di Elliott. Uno vende, presta i soldi perché l’altro possa comprare e resta maggioranza nel cda, pur non avendo più quote in società: un’operazione da maestri.
A spiegarla, solo il comunicato di circostanza, perché nemmeno in quest’occasione è stato allestito un punto stampa in cui fosse possibile rivolgere qualche domanda a Cardinale. E dire che di cosa da chiedergliene ce ne sarebbero parecchie. A lui, a Gazidis, a Scaroni. Blue Skye ha ritirato la sua causa presso il tribunale di Milano, ma restano aperti i contenziosi a New York e in Lussemburgo, mentre sullo sfondo è nato anche il mistero - emerso per un’altra questione legale che coinvolge Elliott sulla cessione del Milan - del vecchio proprietario cinese, che non sarebbe Yonghong Li, ma Lee Sui Har. Un’altra persona o forse la stessa con due nomi, uno d’arte evidentemente.
Gerry Cardinale non ha ancora rilasciato un’intervista a un media italiano. Ha esordito a San Siro per il derby, patron vincente e fortunato, ma poi è volato via subito, saltando il debutto in Champions e anche la partita con la Dinamo Zagabria. Non farà il presidente all’italiana (anzi: non farà neppure il presidente), non sarà un nuovo Berlusconi, tifoso e affezionato. Guarderà da lontano crescere il suo business, che funzionerà se a funzionare sarà il Milan. La politica economica resta la stessa degli ultimi anni e si è visto col mercato, inutile ripeterla. Per questo Leao non resterà nel Milan, ma è abbastanza evidente che non sia questo il punto.
Ps la quarta delle 7 domande fatte a Elliott era questa, per chi se le fosse dimenticate:
Quanti saranno gli uomini di Elliott nel prossimo CdA del Milan: 5 come ha scritto l’Equipe o 2 come ha saputo Calcio e Finanza da “fonti informate sulla vicenda”?